giovedì 15 agosto 2002
Vergine saggia, e del bel numero una/ de le beate vergini prudenti,/ anzi la prima, e con più chiara lampa;/ o saldo scudo de l'afflitte genti/
contro ai colpi di Morte e di Fortuna"/ O refrigerio al cieco ardor ch'avampa/ qui fra i mortali sciocchi;/ Vergin, que' belli occhi/ che vider tristi la spietata stampa/ ne' dolci membri del tuo caro figlio,/ volgi al mio dubio stato,/ che sconsigliato - a te vien per consiglio.È da una ricca e bella antologia di Pagine d'amor platonico curata da A. Gallerano e G. Burrini (Edilibri) che traggo una strofa della famosa canzone posta dal Petrarca a suggello del suo Canzoniere. Maria è cantata come la prima delle vergini sapienti della celebre parabola matteana ed è fissata in quei «belli occhi» che videro le stimmate spietatamente impresse sulle dolci membra del suo amato figlio.Noi vorremmo sottolineare solo la finale quando il poeta domanda alla Vergine Madre il dono del consiglio che sappia guidarlo in mezzo alle esitazioni e incertezze del suo «dubio stato». Sappiamo che Maria nelle Litanie Lauretane è invocata come Mater boni consilii. Mai come ora, immersi come siamo nel dubbio, nella confusione, nella ragione data a chi fa la voce grossa, ci è necessaria la lampada
di un «buon consiglio». Già il grande tragico greco Sofocle nella sua Elettra affermava che «non v'è nemico peggiore del cattivo consiglio». La malizia è facile da seminare, come l'odio e l'inganno. Ma è solo la sapienza che produce frutti di vita.
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