martedì 19 agosto 2014
La pietà popolare, in Calabria come altrove, è una ricchezza tanto antica quanto radicata. Parla di fede oltre che di tradizione. Non ha paura né può essere messa in discussione da "inchini" o altre manifestazioni di arroganza e di violenza. Siano o meno questi gesti figli della criminalità organizzata. Ma il pericolo c'è, impossibile negarlo. Così, dopo qualche episodio poco piacevole registrato nei mesi passati, la Chiesa calabrese è corsa ai ripari alzando il già alto livello di attenzione. Così, mentre la diocesi di Oppido-Mamertina-Palmi ha decisione la sospensione di tutte le processioni, a Serra San Bruno, Appennino vibonese ma nel perimetro dell'arcidiocesi metropolita di Catanzaro-Squillace, sabato 16 agosto la statua di San Rocco non è stata portata a braccia ma sistemata su un carrello spinto dai fedeli. Lo ha deciso il comitato organizzatore dei festeggiamenti, dando seguito alle disposizioni dell'arcivescovo Vincenzo Bertolone. La processione avrebbe anche potuto svolgersi normalmente, con il simulacro portato a spalla da portatori selezionati all'interno di un un elenco verificato in maniera preventiva della Prefettura, come successo in passato a Sant'Onofrio e Stefanaconi, sempre nel Vibonese, per il rito dell'Affruntata. O, ancora, sistemando la statua su un furgoncino. Sempre, e tutto, per evitare eventuali pericolose tentazioni di "inchini" o altri eventuali omaggi che nulla hanno a che vedere con l'autentica devozione.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI