giovedì 8 marzo 2007
"Bertone: sull'etica niente libertà di coscienza"! Così ieri ("Repubblica", p. 31) il sommario per Marco Politi sull'intervento del cardinale Segretario di Stato alla presentazione de "Il posto dei cattolici", libro del sen. Luigi Bobba. Il testo aggiunge che per Bertone è "inutile, per i cattolici adulti, rivendicare libertà di coscienza". Caspita! Un cardinale che nega seccamente la libertà di coscienza? In realtà Bertone ha solo ricordato che "la coscienza" di un uomo, di ogni uomo "non è un assoluto", ma deve fare i conti con la realtà del bene e del male, della verità e della falsità. Ora, questo, per chi è cattolico ha un senso preciso, giacché bene e male non sono prodotto arbitrario della volontà umana. E allora? Troppo esperto il vaticanista di "Repubblica", per pensare ad un malinteso. Qui è il punto di arrivo di un itinerario preciso, condiviso da tanti che in un passato non lontano tacquero per decenni di fronte a partiti/Stato proclamati fonte del bene e del male, e che ora finiscono all'estremo opposto: dal totalitarismo pubblico al relativismo soggettivo assoluto, ove ognuno è arbitro del bene e del male senza confini" Dunque dalla volontà di potenza del partito/Stato a quella del singolo. Questa è la deriva della sinistra, da noi, e non resta che constatarlo amaramente. Se non si distingue libertà morale, che si esercita solo quando si fa il bene, da libertà psicologica, che si estende sia sul bene che sul male, ecco che ogni norma appare come violazione di libertà e tutto si giustifica. Malin-teso voluto o incoscien-te? In ogni caso grave e pericoloso, per tutti.
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