domenica 3 aprile 2011
Il mondo è troppo complesso e interessante perché un unico modo di conoscerlo possa contenere tutte le risposte.

Chi si interessa di scienza sa chi è Stephen J. Gould (1941-2002), biologo e paleontologo americano molto popolare per la sua straordinaria capacità di divulgazione anche su argomenti complessi. Anzi, saprà pure a cosa miri la sua teoria degli «equilibri punteggiati (o intermittenti)». Io, invece, a chi non l'ha mai sentito nominare vorrei proporre questa bella frase, tratta da un suo libro dal titolo ancor più bello, Risplendi grande lucciola (Feltrinelli 1994). Gould, infatti, ci vuole ricordare che la realtà è così varia e ricca da essere insufficiente una sola strada di conoscenza: all'arroganza dello scienziato, che ritiene come legittima, seria e fondata solo la via da lui imboccata, si oppone proprio la straordinaria capacità che la persona umana possiede di penetrare per altri percorsi la realtà.
È facile pensare alla poesia, all'arte, alla stessa fede, alla mistica: sono canali di conoscenza che rivelano segreti dell'essere e dell'esistere impervi alla mera analisi scientifica. Immaginiamo un biologo che, chiuso il suo laboratorio ove ha studiato l'essere umano coi suoi strumenti sofisticati, provette e microscopi, esce e va a un ricevimento o a un incontro pubblico e là si incontra con una donna di cui s'innamora a prima vista. Ebbene, quando guarderà quel volto, sentirà quella voce, toccherà quel corpo, userà forse solo i criteri della conoscenza biologica o non ricorrerà a un'altra maniera di scoprire quell'insieme di bellezza, di amore, di interiorità che ha di fronte? E non sarà anche questa una "verità", forse più importante di quella scientifica? Non accade così per la poesia, l'arte e la fede?
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