mercoledì 28 settembre 2011
In Borsa oggi i "titoli" traballano: talora anche in pagina. Lunedì p. es ("Unità", pp. 20-21) l'articolo di Roberto Monteforte aveva questo: «La strigliata di Ratzinger…». «Strigliata»? Il Papa fantino e i cattolici cavalli? No! Residui acidi al desk di redazione, che tracimano anche in qualche tono: «Ancora una volta (il Papa) punta il dito…». Sicuri non sia una mano che si tende amica? Ancora titoli, però c'è di peggio. Lunedì ("Secolo XIX", p. 8) folle quello sulla successione episcopale a Milano: «Scola a Milano: mi manda Giussani»! Premesso che non è un problema essere stati "allievi" di don Giussani, in verità il "mandato" episcopale è un altro: visto quaggiù è almeno del Papa, e un po' più su è di Cristo risorto ai suoi apostoli. Ma probabilmente la forzatura è solo nella testa dei titolisti, perché nel testo la conclusione, sulla base dei fatti verificati già a Venezia nell'azione pastorale dell'allora patriarca ora neoarcivescovo, smentisce proprio qualunque "mandato" diverso da quelli. Però le abitudini frettolose contagiano anche il pezzo, e allora leggi che «non è mancato neppure qualche big vaticano: tra questi il cardinale William Levada…, quindi monsignor Gianfranco Ravasi». Qualcuno farà sapere, in quel di Genova, che anche «monsignor Ravasi» è ormai da un po' cardinale? Altro esempio, ma non solo di titolaccio, lunedì "La Stampa" (p. 1): «Papa Ratzinger e il monolite della dottrina». Per G. E. Rusconi il viaggio del Papa in Germania è stato «un successo mediatico che nella sostanza lascia le cose come stanno». Che dire? Se si tratta di «dottrina» allora Rusconi dovrebbe sapere che essa – «ciò che sempre, ciò che ovunque, ciò che da tutti è stato creduto» – non è oggetto da viaggio mutabile sulle strade del mondo.
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