mercoledì 23 marzo 2022
Lunedì era il primo giorno di primavera, ma bisogna dirselo, perché tutto ci sta portando altrove, in queste settimane dove l'evocazione della guerra coi suoi bollettini disumani occupa le menti più che i discorsi. Stanno passando sottotono troppe questioni della vita, quasi che essa stia perdendo gusto, semplicemente perché non abbiamo risposte di fronte al male che diventa ogni giorno più sfacciato. Tutto è rimandato a quando la guerra finirà (e poi anche il Covid sparirà?), ma purtroppo l'istante di vita, qui come a Kiev, è decisivo e non merita proprio d'essere sprecato. Il collega Michele Marziani, giornalista e scrittore, mi ha inviato il suo ultimo libro “La Cura dello Stupore” (Ediciclo editore) che parla delle ansie di un sessantenne, delle paure e anche della scoperta delle piante, delle verdure selvatiche e di ciò che cresce ai bordi dei sentieri, nei boschi o a ridosso dei muri delle case. Li chiama segnali e lo stupore riguarda il dono della natura, di una casa, di un cibo, di un rapporto che, prima la Pandemia e ora la Guerra, ci stanno portando a prendere in considerazione in una maniera nuova rispetto al passato. A pagina 114, lui che è un collega del mio genere che valuta cibi e vini, titola il paragrafo con: “Frugalità, sobrietà e silenzio”. E mi sovviene un altro autore, Antonio Polito, che ha scritto per Marsilio l'imperdibile “Le regole del cammino: in viaggio verso il tempo che ci attende”. Due testi dove la vita torna all'essenziale, lungo i percorsi dei santi, che vissero in tempi di distruzione, ma seppero dichiarare la loro speranza, su cui ebbero a ricostruire, per tutti. Giorni fa a Bologna, a colazione nel B&B Accademia al Colle, mi sono imbattuto per caso in un gruppo di persone che stavano organizzando la Via Mater Dei, un percorso di 157 km, da svolgere a piedi in sette tappe sui crinali di media montagna. È il cammino lungo i santuari mariani dell'Appennino Bolognese che collega Bologna a Firenzuola, in territorio toscano.
E anche qui, ho compreso, ci sarà da imbattersi nel silenzio, nella frugalità, nella natura che parla, aspetti che sono essenziali, con la preghiera, per capire in questo momento le parole di papa Francesco quando disse che: «Peggio di questa crisi c'è solo il dramma di sprecarla». L'appello di oggi è allora per un gusto nuovo della vita, che necessariamente passa dalla mobilitazione di ciascuno, perché lo shock è plausibile, ma l'istante della vita necessariamente interpella, facendoci prossimi a chi ora sentiamo fratelli, avendo perso tutto, fors'anche la vita, domani.
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