I campi ripartono in due mosse
sabato 27 marzo 2010
Un progetto in due mosse per il rilancio dell'agricoltura italiana. Perché, stando a chi l'ha pensato, non basta mettersi insieme per acquistare e vendere prodotti: occorre anche una sponda legislativa che accompagni lo sforzo delle imprese agricole. Da una parte, quindi, il mercato, dall'altra leggi chiare e semplici. Uno schema elementare che però fino ad oggi in Italia ha stentato a farsi largo e che ora si cerca di riproporre.
L'idea di un'accoppiata di questo genere, è stata, in questi giorni, presentata da Confagricoltura che ha tentato così di rispondere in maniera diversa alle ambasce di un settore " quello agricolo " stretto fra costi di produzione che non scendono abbastanza, prezzi al ribasso e mercati sempre più difficili.
Partiamo dal mercato. Il sindacato degli imprenditori agricoli ha in mente di dar vita ad una sorta di mega centrale di acquisto e di distribuzione per il settore, con l'obiettivo di aggregare aziende, far risparmiare il 20% sui costi e attivare in due anni un giro d'affari di 500 milioni di euro. Due i trampolini di lancio dell'iniziativa: la filiera dei cereali e quella dell'olio di oliva. Due comparti delicati per tutto l'agroalimentare nostrano che, ovviamente, funzioneranno anche come casi studio sperimentali. Tutto, poi, non avrà il carattere indefinito di una iniziativa politica, ma quello molto più determinato di una società - "Futuro Fertile" - che dovrà quindi concretizzare lo schema lanciato da Confagri e che in qualche modo si pone in concorrenza con altre strutture lanciate nei mesi scorsi (non per nulla è stato sottolineato che la nuova struttura è aperta a tutti, anche all'industria e alla grande distribuzione). Alla base di tutto, un concetto semplice: in un settore che soffre di una estrema parcellizzazione e di una forte mancanza di strategie commerciali efficaci, occorre "mettersi insieme" per acquistare e vendere meglio.
Poi c'è la seconda mossa, quella legislativa. Per far funzionare non solo la nuova struttura ma l'intero agroalimentare " spiegano sempre in Confagricoltura " occorre un nuovo inquadramento legislativo del settore. Il motivo è semplice: i principi cardine che regolano oggi il funzionamento del comparto e delle filiera, sono in troppi casi vecchi e complicati. Gli obiettivi in questo caso sono semplici, quanto complicati da raggiungere per davvero, e sintetizzati da alcuni concetti come semplificazione, sburocratizzazione, alleggerimento dei costi del lavoro, agevolazioni per le aggregazioni aziendali.
Certo, è ancora presto per capire quanto questo progetto potrà avere successo. Un fatto già registrato è che Federalimentare (cioè le industrie di trasformazione), Federdistribuzione (ovvero le aziende commerciali e della distribuzione organizzata), Confcooperative (cioè le cooperative alimentari), hanno già fatto sapere che l'idea di quella che è stata definita la mega centrale agricola italiana piace e va coltivata. Conflittualità del settore permettendo.
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