History, l'America fatta dagli immigrati
martedì 24 ottobre 2017
L'immigrazione non ha solo cambiato l'America. L'immigrazione è l'America. Nella storia non esiste una società che abbia avuto più immigrati degli Stati Uniti. Un mosaico incredibile dal quale prende le mosse la mini-serie Come abbiamo fatto l'America, in onda su History (canale 407 di Sky) in due parti (venerdì scorso e venerdì prossimo) in prima serata. Nel giro di quattro secoli, ma soprattutto tra la fine dell'800 e l'inizio del '900, sono stati milioni gli immigrati che da ogni parte del mondo sono partiti per l'America, che anche per questo è una nazione di nazioni. Tanto per ricordare alcuni dei numeri forniti dal programma, sono 50 milioni oggi gli americani di discendenza latina o ispanica, 26 milioni quelli discendenti dagli inglesi, 10 milioni di origine francese e 4 milioni persino di origine cinese. Già nel 1790 un censimento stabilì che oltre il 90 per cento degli abitanti era di origine straniera. Ed è proprio sulle storie di alcuni di loro (ricostruite anche a livello cinematografico) che si concentra la mini-serie. Dagli olandesi commercianti di pellicce che si stabilirono là dove sarebbe sorta New York, agli irlandesi che lasciarono la patria d'origine colpita dalla carestia. Dai tedeschi che si arruolarono nell'esercito unionista durante la Guerra civile, agli ebrei russi che lasciarono in massa sul finire dell'800 l'impero zarista, fino ai Quaccheri (calvinisti inglesi) che ebbero una funzione importante nel dettare le regole della convivenza. Agli immigrati si deve anche lo sviluppo tecnologico e lo slancio alle invenzioni. Albert Einstein, tanto per fare un nome, era uno di loro. Ma anche la manodopera ebbe un ruolo determinante. Ad esempio quella cinese per la costruzione della ferrovia che attraversa gli States da un oceano all'altro. Il merito di Come abbiamo fatto l'America sta dunque nel raccontare che si deve solo agli immigrati se gli Stati Uniti sono diventati la più produttiva e potente nazione del mondo. Senza nascondere le contraddizioni. Prima fra tutte il razzismo. Un buon programma, insomma, dal quale s'impara qualcosa e la cui visione farebbe bene a chi da noi si oppone allo “Ius soli”. Anche da un punto di vista tecnico, la mini-serie di History propone un sapiente mix tra fiction, immagini di repertorio, grafici e interviste.
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