mercoledì 7 luglio 2010
Un giovanotto imbranato, «disertore sentimentale» perché ogni volta che una relazione sentimentale sta per diventare seria si tira indietro, proprio quella sera in cui con Arianna era intenzionato a derogare alle proprie abitudini, viene piantato in asso da un pretesto telefonico della ragazza. Passeggia lungo la spiaggia per sbollire la delusione e viene preso per il collo da un individuo inseguito da un gruppo di balordi. Si divincola e si getta in mare, allontanandosi a bracciate, finché si lascia andare, forse sviene. Si risveglia (cioè sogna o sperimenta uno sdoppiamento avatarico) nelle Terme dell'Anima, una sorta di beauty farm dello spirito, dove viene sottoposto a diverse prove iniziatiche corrispondenti ad altrettanti capitoli del «romanzo» (virgolette d'obbligo) di Massimo Gramellini, L'ultima riga delle favole (Longanesi, pp. 260, euro 16,60): «Il bagno turco», «La tisana della volontà», «La vasca dell'Io», «La vasca del Noi», «La tisana del distacco», «La tisana del coraggio», e così via, fino alla «Vasca del Drago» e alla «Vasca dell'Agape».
Questo è uno dei casi in cui il riassunto fa sembrare un libro più intelligente di quanto non sia. Perché la storia di Gramellini, di inusuale lentezza, naviga tra cascami di manuali di autoanalisi e di autostima in salsa New Age (senza offesa per il New Age).
Un paio di esempi. Il Medico delle Acque: «La cura consiste nell'uscire da te stesso per identificarti con il bello che esiste nella natura, nelle opere d'arte e nelle persone che ogni giorno troverai sul tuo cammino»; Lys, Massaggiatrice d'Anime: «Nella vita il talento è tutto... ma non conta nulla senza il carattere... pura potenzialità... se non c'è la tenacia a dargli una forma... l'ossigeno che tiene in vita la tua anima è la volontà di realizzare i tuoi sogni».
E tutte queste massime di affliggente banalità sono pronunciate da ectoplasmi che non diventano mai personaggi (La Vestale Nera, Stella Maris, Noah, il Tedesco...), mentre i personaggi della vicenda più o meno reale non hanno spessore psicologico alcuno: Tomàs, il protagonista, non è credibile neppure come masochista portatore di incertezze; Morena, l'attrice televisiva caduta in mare dallo yacht, non ha la coerenza della svampita dolente: e Polvere, forse ex sessantottino tendenzialmente cinico, viene perso per strada.
Né risollevano le mediocrissime figure in stile disneyano, che nulla aggiungono alle parole che le descrivono.
La vicenda si conclude il mattino successivo all'apparente «morte per acqua» di Tomàs: l'aggressore inseguito era il fidanzato che Arianna aveva mollato quella sera stessa a favore di Tomàs; da un rotocalco acquistato nel bar Tomàs apprende che Morena si è felicemente salvata, e addirittura può risalire all'indirizzo di Arianna che temeva ormai perduta. La morale è: appropriati della tua anima e poi sta' sicuro che incontrerai l'anima gemella. Giusto, ma la sentenza non poteva essere peggio argomentata.
Molto si è scritto sui rapporti tra giornalismo e letteratura. Semplificando al massimo, ci sono romanzieri che scrivono anche sui giornali, e giornalisti che scrivono anche romanzi. Nel primo caso, la cosa funziona: Dino Buzzati, era un narratore che lievitava in romanzo anche la cronaca nera, a tutto vantaggio dell'informazione. Il secondo caso (giornalista che diventa romanziere) non è riuscito neppure a Montanelli. Il romanziere, infatti, ha un surplus di creatività che può impreziosire il giornalismo; al giornalista, invece, la creatività fa difetto, altrimenti sarebbe un romanziere. Massimo Gramellini è un giornalista della "Stampa" da molti apprezzato. Questo suo «romanzo» ha avuto quattro edizioni in tre mesi.
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