sabato 21 maggio 2016
In un futuro non lontano l'autismo potrà essere diagnosticato su neonati di pochi giorni di vita con un «test dello sguardo», un esame che consiste nel vedere se gli occhi del bebè siano o meno catturati da «stimoli sociali», come la vista di un viso, il movimento di una mano, o il movimento di una serie di punti astratti su un video che “imitano” i movimenti di un braccio.L'importante prospettiva arriva da uno studio italiano coordinato da Giorgio Vallortigara dell'Università di Trento, con colleghi delle università di Padova, di Exeter (Gb) e dell'Istituto Superiore di Sanità di Roma su bebè di 6-10 giorni di vita: neonati ad alto rischio di autismo, le cui reazioni a stimoli sociali sono state confrontate con quelle di neonati a basso rischio.Secondo quanto riferito sulla rivista “Scientific Reports”, sono state evidenziate differenze notevoli nei comportamenti dei neonati a basso rischio di autismo rispetto ai comportamenti dei piccoli ad alto rischio – ovvero bebè con fratelli maggiori autistici che, quindi, hanno a loro volta un elevato rischio di ammalarsi in modo conclamato o comunque di manifestare lievi disturbi dello spettro autistico. «Nel nostro lavoro – rileva Vallortigara – per la prima volta in assoluto si studiano le reazioni di bimbi di pochissimi giorni di vita, 13 ad alto rischio e 16 a basso rischio di autismo». Le differenze registrate sono sostanziali: i neonati ad alto rischio non sono interessati a stimoli sociali e perdono subito l'attenzione verso essi; i bebè a basso rischio, invece, prediligono in maniera evidente gli stimoli sociali, quindi fissano a lungo tali stimoli visivi mentre si disinteressano in fretta a oggetti inanimati.
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