mercoledì 22 settembre 2021
Virginia Tozzi ha meno di trent'anni e una bimba bellissima. Quando la conobbi era in stato interessante e facemmo una riunione alla Tozzi Green di Ravenna, leader nelle energie rinnovabili, creatura di nonno Franco, originario di Casola Valsenio. Quando poche ore dopo la rividi in mezzo alle vigne di Casola, curate dal compagno Peter, mi sembrò un'altra persona, tanto che mi sembrò di aver visto due ragazze in stato interessante. Il fatto è che Virginia, di fronte a suo nonno, è nel pieno del sogno della giovinezza e sa che coltivare la vite a buone altezze e lungo la "vena del gesso", dà caratteri unici all'Albana, al Sangiovese e persino al Pinot Nero. Ora, se dieci anni fa un'azienda vitivinicola sceglieva il bio, un po' contava la reputazione sui mercati esteri. Oggi invece, i giovani scelgono una certa pratica non invasiva perché è nel loro Dna. Ma c'è di più, giacché la sorella Agata e la cugina Natalia si occupano del progetto Together, che riguarda educazione ambientale e inclusione sociale, mentre lo zio Andrea, ceo dell'azienda, è in Perù a seguire un progetto che permette ai piccoli villaggi di avere l'illuminazione grazie a un prototipo studiato per loro. Francesco Tava ha dieci anni in più di Virginia, ma venerdì scorso mi ha portato a vedere la sua nuova fabbrica di anfore per il vino, che è piena di luce, di spazi per i dipendenti, molti originari di Paesi lontani. Ha deciso che il processo di raffreddamento delle anfore lo realizzerà con la piantumazione interna di vegetali rampicanti, anziché con l'aria condizionata. Per il benessere generale. In poche ore, da Arco a Ravenna, ho assistito allo spettacolo di una coscienza nuova, che è il cemento che serve a una civiltà, ancor più che a una società. Durante il dibattito a Ravenna, poi, presenti gli assessori regionali all'Ambiente di Lombardia e Emilia Romagna, s'è parlato del tema caldo dell'energia. E la scelta condivisa era per incentivare le "rinnovabili", che tuttavia rappresentano, e forse lo saranno sempre, una nicchia di fronte al bisogno generale. E come se ne esce? La parola atomo e nucleare ha fatto capolino in quella sala, senza rumori. A quel punto m'è venuta voglia di saperne di più, mentre fino a poco tempo fa queste parole erano un tabù avvolto da una nebbia che si chiama anche ideologia. Non ho risposte a riguardo, ma certamente un desiderio che i problemi ora si affrontino davvero: senza slogan, senza retorica, vedendo problemi e soluzioni con oggettività. La generazione di Virginia e di Francesco è pronta. Voltiamo pagina?
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