domenica 20 maggio 2007
Malintesi. Domani e martedì fiction su Don Luigi Di Liegro e venerdì "Corsera" (p. 61) grosso titolo: "Il mio Di Liegro in Tv, laico e senza lacrime". Strumentale e doppiamente falso. "Laico"? Se vuol dire "non credente" - va di moda - per Don Luigi è uno schiaffo: aveva una fede d'acciaio e di essa ha vissuto fino alla morte. Se vuol dire "non prete" - come nel linguaggio cristiano - è semplicemente falso: è stato un "prete romano" in senso pieno e forte. Per le lacrime, egli stesso mi ha raccontato di aver pianto ripercorrendo nel porto di Boston il cammino di emigrante di suo padre, espulso più volte dagli Usa come clandestino. Ma la solita strumentalità "laicista" è di gran moda. Nel genere ieri su "Repubblica" l'intera p. 41 dedicata al "disturbo" delle campane, e a p. 24 più frecce - spuntate, ma volute - contro la Cei in genere, contro "vescovi e papi" messi in un solo sacco con "feudatari e regnanti" e contro mons. Bagnasco in persona, messo in competizione con Cofferati. Toni"bassi: sotto livello decente. Un'altra strumentalità, sicuramente ricercata? Mentre scrivo, circa le 13.30, ascolto via radio il discorso elettorale di Silvio Berlusconi a Rieti, venerdì. L'esordio è uno sperticato elogio della Cattedrale, appassionato e vibrante, cui segue una confidenza: "Ho detto al vostro vescovo: Eminenza (sic! Ndr), se potessi risposarmi, ma so che non posso, vorrei farlo in questa Cattedrale!" È evidente furbizia strumentale. So che capita anche altrove. La speranza è che i lettori, in particolare cattolici "adulti", ma in senso giusto, non cadano negli equivoci. Opposti, ma sempre falsi.
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