sabato 26 marzo 2011
«La furbizia è la virtù di chi non ne possiede altre». Così ieri su "Repubblica" (p. 40). Giusto, e subito lì sopra provato da Augias. Lui non ha digerito la sentenza europea sul crocifisso e non spiega, magari contestandole, le ragioni di essa, bensì ne scrive tutto irritato e solo «per inciso» si meraviglia che «la Chiesa» " solito bersaglio! " non si scandalizzi se quella croce è considerata anche simbolo universale di due millenni di cultura e civiltà. Ciò per lui vuol solo dire che la Chiesa «depotenzia il suo simbolo negandogli ogni valore di indottrinamento». Che dire? A parte il fatto che spesso cattedre laiche deplorano ogni «indottrinamento» da parte della Chiesa, non capisci perché mai non possano coesistere la "dottrina" di Cristo crocifisso e risorto e il "simbolo" dell'innocenza schiacciata dall'ingiustizia. Mistero? No, a me pare trattarsi di furbizia. Raddoppiata dal Flores d'Arcais. Lui che giovedì invocava al dialogo almeno un cardinale, ieri ("Il Fatto", p. 18) accusava nientemeno il Papa: nel suo ultimo libro ha scritto solo «falsità, talvolta incredibilmente smaccate»! Leggi, rileggi e la cosa più comprensibile del pezzo ti pare il titolo: «Gesù non era cristiano». Già: ci pensi su e capisci che chi lo ha scritto non ha capito il libro " se lo ha davvero letto " o fa solo il furbo. Come quello che per contestare la fede cattolica a proposito di Maria Santissima sosteneva gridando che, quando l'Angelo dell'Annunciazione (la festa di ieri) le ha rivelato il mistero che la coinvolgeva, non è vero che stava pregando e recitava" il Rosario! Talora certa furbizia si morde la coda avvelenata: stecchita!
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI