venerdì 11 marzo 2011
Anche il Milan è uscito dall'Europa. Con stile, per carità, non sgomitando e scalciando come la Roma, classico esempio di come il nostro calcio, già in difficoltà nel saper vincere, è troppo spesso incapace di perdere. Questo atteggiamento antisportivo è stato esibito in parte anche dai rossoneri, rappresentati dall'Allegri che dice per qualche taccuino o microfono casareccio «meritavamo di passare noi». E perché mai? A quale titolo? Per la bravura puramente estetica di un Pato disarmato o l'inspiegabile tremarella del pre-potente Ibra? Forse l'arbitro - che neppur ricordo chi fosse tanto ha saputo ben fare il suo mestiere - doveva dargli un aiutino? Preferisco l'Allegri più pratico e sincero che sbotta «l'Europa è un'altra cosa». Già: in attesa che l'Inter ci salvi da una figuraccia che peraltro il Bayern ha in parte già introdotto, è bene meditare sul tema "Noi e l'Europa". Noi, intesi (o fraintesi) come potenza calcistica continentale soprattutto per i quattrini che corrono costì, e che son tanti ma - come si dice - non fanno la felicità. Anche di questi tempi si ciacola molto sull'esito del campionato e si punta molto alla Zona Champions o, più vagamente, all'Europa. Ed ecco che tre squadre su quattro sono già uscite dalla Coppa principale: la Samp ai preliminari, poi Roma e Milan; nel frattempo, l'Europa League è stata letteralmente abbandonata, neanche il Napoli ha fatto resistenza snobbando la partita decisiva col Villareal e trovandosi automaticamente (come avevo previsto) scaricato, demotivato anche nei giochi di casa. All'improvviso m'è parso di tornare indietro di decenni, alla metà dei Settanta quando, dopo due finali di Coppacampioni di Inter e Juve perdute con l'Ajax, finimmo fuori dei giochi fino all'82, quando la Juve perse sì ad Atene con l'Amburgo ma annunciò il riscatto del calcio nostrano puntualmente realizzato dall'Italia di Bearzot farcita di juventini. Ci rifacemmo a fatica, finendo per importare dozzine di stranieri non sempre validi anzi spesso bufale (come adesso) ma fortunatamente ispirandoci a una nuova cultura internazionale (che - lasciatemelo dire - proposi dalle pagine del Guerin Sportivo, aprendo un capitolo storico nella passione pallonara). Adesso siamo tornati a fare i gradassi nel giardino di casa. Sarà capitato anche a voi, l'altra sera, di pensare a Cassano, quando vedevate gli attaccanti del Milan sprecare palloni d'oro con lanci lunghi o sparandoli addosso a difensori agguerriti: beh, l'hanno comprato per il campionato, proprio come l'Inter ha fatto con Pazzini, e infatti i due ex sampdoriani parteciperanno al clou dei Giochi in Famiglia, ovvero il prossimo Derby Scudetto. Val anche la pena chiedersi se i tecnici che qui vanno per la maggiore sono davvero pronti ad affrontare l'Europa dei Ferguson, dei Redknapp, degli Ancelotti, dei Guardiola (e di Lucescu!), ma è meglio non farlo dopo avere visto all'opera i nostri apprendisti stregoni. C'è solo da augurarsi che il meraviglioso autodidatta Leonardo sappia battere l'arrogante ma esperto Van Gaal. Insomma: come spesso accade, aspettiamo il miracolo.
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