giovedì 22 novembre 2018
Curiosità: sul "Fatto" (17/11, p. 9) un'inchiesta sulla "Terra dei fuochi" riporta parole forti del "nostro" don Maurizio Patriciello. I lettori sanno quanto impegno gli altri "nostri" - Antonio Maria Mira, Pino Ciociola e colleghi, a cominciare dal direttore in persona - dedichino da anni a questo dramma. Nel testo del "Fatto", però, trovi una citazione di Riccardo di San Vittore (1110-1173): «Ubi amor ibi oculos». Evidente l'errore di latino: «oculos», accusativo plurale, al posto di «oculus», nominativo. Veniale: può capitare ovunque... La curiosità però stavolta è nel fatto che la pagina seguente, 10, si apre con questo titolo, «Latino a scuola? Consecutio Temporum tra senso del passato e visioni del futuro» e raccomanda a tutti di curare la lingua latina. Perfetto immediato: si direbbe "sul pezzo"!
Meno perfetto invece, stesso 17/11 ("Repubblica", p. 27), Corrado Augias - di recente visto entusiasta in tv per un libretto nostalgico che annuncerebbe la «Fine della Chiesa» (sic!), ovviamente cattolica, dandone la colpa al Successore di Pietro - afferma sicuro già nel titolo che «Obbedienza e coscienza non fanno rima», e lo fa partendo da lontano, dalla tragedia di Antigone che si ribella e disobbedisce. Titolo per lo meno parziale. Spesso infatti obbedienza e coscienza «fanno rima», e se «non fanno rima» dovrebbe avere sempre il sopravvento la coscienza: obbedire contro coscienza, formata e informata ovviamente, è sbagliato sempre e comunque. È dottrina cristiana e cattolica da sempre e laica consapevolezza civile, anche se non sempre ce ne siamo ricordati, e allora capita che la libertà della coscienza pare un fatto dell'ultim'ora, e la si attribuisce alla modernità, e magari al secolo dei Lumi. Talora noi cristiani non ne abbiamo tenuto conto, ma Nuovo Testamento, Concilio e grande sapienza teologica - basterebbe un celebre passo di San Tommaso (I q. 17 art. 5) - stanno lì da sempre anche se - curiosità! - in pagina qualcuno lo dimentica.
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