venerdì 14 dicembre 2007
È a dir poco imbarazzante leggere (e ascoltare) quel che dicono i media italiani di Fabio Capello. Arrivano addirittura a segnalargli - preoccupati! - quel che potranno dire di lui quei vergognosi giornali inglesi che si chiamano tabloid e che sono davvero incontinenti sul fronte del peggior gossip. Senti chi parla.
Adesso vendono a tutti un Capello garibaldino, una sorta di «Eroe dei due Mondi», magari non più Don Fabio all'española, ma Sir Fabius all'inglese e magari fin poco
tempo fa gridavano «Affabbio» all'amatriciana. Peggio. Fin poco tempo fa - giusto registrare la vittoria nella Liga con il Real Madrid e dunque invertire la rotta - Capello era il peggior rappresentante del calcio italiano all'estero, raccontato dai cronisti e dagli inviati in Spagna come una sorta di allocco preso in giro da giornali, radio e tv anche con cartoons ridicolizzanti: contro di lui si levavano le parabole di Cassano magister vitae, e Ronaldo era la povera vittima che il Milan avrebbe fatto rinascere. Come non ricordare le punte velenose del Fenomeno qui trattato come la Bocca della Verità, quando si scagliava contro il tecnico che gli aveva impedito trasvolate
parigine, défilés e top model ?
Come dimenticare le accuse che gli furono rivolte quando, interpellato dal Milan, disse che il Fenomeno era meglio lasciarlo dov'era? Incompetente, bilioso, bugiardo. E adesso il Milan fa i conti con un giocatore forse irrecuperabile o al massimo acquistabile a gennaio, come un anno fa. Adesso gli scoprono un passato glorioso, i sette scudetti (che secondo Fabio sono 9, fate voi), un carattere forte, una mano sicura nel comandare, una sapienza tecnico-tattica prodigiosa. Adesso Sir Fabius è diventato l'orgoglio d'Italia: non solo, da calciatore, è stato il primo a sconfiggere in maglia azzurra l'Italia a Wembley, ma da allenatore poggerà le sue terga sulla panchina più antica e prestigiosa della storia del calcio. So solo che se fossi uno di quei cronisti inglesi malignazzi che, alla maniera del mio vecchio amico Brian Glenville, principe delle penne sportive, detestano l'Italia, riporterei sulle pagine dei quotidiani inglesi ampi collages degli scritti dedicati dalle più prestigiose (?) firme italiane al furlan fuggiasco: un modo per accreditare vieppiù il nostro illustre connazionale presso i suoi futuri supporter. The Old Fabius, comunque, non fa una piega. È abituato alle scorrerie mediatiche
e i risultati di campo e una serenissima, commendevole vita privata lo rendono inattaccabile. Parola di chi lo conosce bene, fin dai primi passi - e calci - con la maglia biancazzurra della Spal di Ferrara e con la compagna di una vita che lo segue proprio da quei giorni lontani. Ecco perché fa notizia, Capello: perché non fa notizia. È un personaggio del calcio - e non solo - fuori del comune. Lavora e vince. Quando parla - anche da commentatore televisivo - sa quel che dice, non
ha paura di nessuno, non adora i potenti, non frequenta il jet set. E ammette - come il giorno in cui ha vinto la seconda volta con il Real - che gli serve una panchina comoda per poggiare terga fortunate. Buon proseguimento.
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