venerdì 28 febbraio 2014
Il piccolo principe che sussurra il suo amore a una rosa, l'uomo che doma i cavalli con soffi di parole, la nuvola che si scioglie in lacrime per salvare un giardino sono intramontabili figure che si nutrono di fantasia. Mentre il contadino con l'orecchio appoggiato alla spiga per ascoltarne il respiro sembrava specchiarsi, almeno fino a ieri, in un soleggiato paesaggio impressionista. Vederlo diventare di colpo il simbolo del futuro dei campi può far perdere le staffe a scettici e sognatori. Eppure è un'idea alla quale prima o poi dovremo abituarci se, come annunciato ieri a Roma al convegno SapiExpo, gli agricoltori avranno un giorno a disposizione microscopici sensori capaci di cogliere il sussurro che sfugge a ortaggi e frutta mentre stanno maturando. Una tecnica ancora in germe, ma su cui il gruppo coordinato da Roberto Li Voti, del dipartimento di Scienze di base e applicate per l'ingegneria della Sapienza, conta di fare progressi costanti. Intanto hanno scoperto la voce di pere e mele, alimentata dal loro contenuto molecolare. Poi hanno costruito un dispositivo, anche se ancora un po' ingombrante, che attraverso un fascio di luce gettato sul frutto fa vibrare polifenoli e carotenoidi, un sussurro che microfoni molto sofisticati riescono già a misurare. La sua intensità è la spia della maturazione. Fin qui le certezze. La sfida ora è riuscire a costruire sensori microscopici adatti all'uso quotidiano. E quel giorno, assicurano i ricercatori, non dovremo più buttar via frutti e ortaggi caduti nella catena degli assaggi.
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