sabato 16 luglio 2011
Fiori perenni di intolleranza in pagina. Ieri p. es. ("Manifesto", p. 1) una piccola e velenosa: «la sociologa Saraceno» vuole difendere la realtà della "famiglia" dai tagli della Finanziaria in arrivo, ma quando le ricordano che «anche il Forum delle associazioni famigliari della Cei ha già protestato» replica sprezzante che «Alla Cei interessano solo i contributi alle scuole private», con seguito di altre accuse. Se di fronte ad altrui posizioni diverse si passa, e senza argomenti, alle insinuazioni, ci siamo in pieno. Quindi intolleranza da pregiudizio quella dell'intellettuale Furio Colombo ("Il Fatto", 10/7, p. 14) che definisce seccamente «Eutanasia del Parlamento» una legge approvata in un Parlamento ancora vivo, perché essa non piace a lui e ai suoi. C'è anche – pare più mite, ma forse danneggia di più – l'intolleranza da confusione. Se per esempio (10/7) a Radio Radicale senti un politico noto come "cattolico" che afferma che «il cristianesimo è entrato in collisione con il diritto naturale… ma ora si appella al diritto naturale», e continua che «non si può chiedere una nuova generazione di politici cattolici se poi gli butti addosso la storia dei principi e valori non negoziabili… e questo è evidente perché la politica è il luogo della mediazione», allora pensi che intolleranza e confusione di idee si sono baciate. È infatti chiaro che sempre, per chiunque e per tutti i partiti, anche per quello del nostro, esistono valori e principi non negoziabili, ma ciò non è rifiutare dialogo e mediazione, bensì affermare che su alcuni punti non si può consentire, disposti democraticamente a essere minoranza. Tutto qui.
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