martedì 22 novembre 2016
Era di maggio, poco tempo fa, quando ho consegnato a Chieti all'abruzzese Eusebio Di Francesco l'ambito premio Prisco, assegnatogli da una giuria presieduta da Sergio Zavoli, compiaciuto - da antico tifoso della Roma - per l'exploit del giallorosso diventato maestro di football dopo averlo praticato con bravura. Escludo subito - per i superstiziosi - effetti negativi del premio, anzi più vicino a un porte bonheur. Oggi, dopo la dolorosissima sconfitta di Marassi, vera beffa dopo il comodo e significativo vantaggio, so che qualcuno comincerà se non a ricredersi sulle capacità di Eusebio almeno a prendere le distanze dal Sassuolo, prima evocato come luogo miracoloso, poi come accademia pedatoria gestita da un genio del calcio. E adesso, poveruomo? Rifiuto di processare Di Francesco, così come raccomando di cantare sì le lodi del maestro del giorno, Gasperini, ma con giudizio, onde evitare non tanto un processo sommario quanto un prossimo avviso di garanzia, atto comunque pernicioso. So che il Sassuolo pieno di guai che non sto a elencare: in Italia solo la Juve può accusare infortuni seri, pesanti, numerosi, senza essere compatita, e io credo sia una sciocchezza: le abbondanti rose servono proprio a garantire una formazione decorosa. Temo, piuttosto, che Di Francesco possa prestare orecchio a un alibi che gli viene suggerito da dilettanti allo sbaraglio: forse - sento dire - il Sassuolo è vittima della Coppa. Cambiate nome del club e avrete sempre una scusa pronta per la squadra che non fa quel che dovrebbe, ovvero vincere. È un alibi offerto spesso al Napoli, alla Roma, all'Inter, a chiunque, non alla Juve, naturalmente, della quale si parla come di un mostro. Monstrum, naturalmente: prodigio da esibire, da ammirare, da amare e odiare. Ora sappiate che la regola del gioco piu bello del mondo è un'altra: non c'è conflitto fra l'Europa e l'Italia, fra la Coppa e il Campionato, tant'è vero che molti club progettano un anno per l'altro un posto “europeo” in classifica; un tempo le squadre italiane affrontavano le Coppe con rose di quindici giocatori, oggi almeno di venticinque. Poi - altra regola fondamentale (anche perché la dettai personalmente negli anni Settanta): «vincere aiuta a vincere»; con un'appendice spesso ignorata: «perdere aiuta a perdere». Sicché mi sento di dire che l'ottimo Di Francesco e i suoi collaboratori hanno semplicemente commesso l'errore di sottovalutare l'Europa League, le cui sconfitte deprimono i ragazzi del Sassuolo in campionato. Sic et simpliciter. È ora di dare la carica alla compagnia, caro Eusebio. Sai quando hai cominciato a perdere la partita con la Samp? Quando Quagliarella ha segnato il primo gol e ha tirato fuori la maglia con scritto “100”: l'aveva preparato, quel gol che ha risvegliato la truppa blucerchiata, l'ha esaltata e spinta a vincere. Cosí fu: prova d'onore e d'amore. È il bello del calcio.
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