venerdì 25 luglio 2003
Banalità fuori tiro e vecchi veleni... Per le prime mercoledì sera, dopo mezzanotte, alla radio una voce pimpante parla della siccità in Italia e poi annuncia: "Intanto anche Giovanni Paolo II da Castelgandolfo ha pregato perché arrivi presto la pioggia, segno dell'amore di Dio". Un falso allegrotto. Rileggi il Papa e non trovi niente che lo giustifichi. Ascoltatore, perdona: qualcuno non sa quel che dice. Altri, invece, lo sa benissimo. Ieri "Repubblica" per l'ennesima volta sulle radici cristiane d'Europa, con apparente equanimità: tre lettere. La prima difende l'ateismo in nome della laicità, e spera che il Papa trovi porte chiuse. La seconda proclama che l'unica radice seria di cui si dovrebbe parlare è "quella illuminista, non altre". La terza ricorda che le radici cristiane della cultura europea sono "un fatto", che come tale non c'entra nulla con la divisione ideologica tra "laici e cristiani"" E il giornale che fa? Due cose. Primo, ci schiaffa su un titolo assurdo, "L'Europa delle libertà e il nome di Dio", facendo credere che il problema sia quello di nominare o no Dio. Il che è falso. Secondo, con Augias ci mette un commento che dichiara la questione irrilevante - ma allora perché tanto accanimento contro? Ndr - e poi in conclusione dà la zampata: almeno "gli storici a venire non dovranno affannarsi a verificare se il Papa si sia o no espresso sull'argomento, com'è accaduto in passato per altre questioni". Allusione maligna ai cosiddetti "silenzi di Pio XII", che dà per scontati. Chi conosce testi e fatti sa che non è così. Ma il vecchio arsenico torna sempre a galla"
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