Export alimentare da record a 61 miliardi
domenica 23 aprile 2023
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uovo traguardo conquistato dall’agroalimentare nazionale. Nel 2022 le esportazioni hanno sfiorato i 61 miliardi di euro (+14,8% rispetto al 2021). Lo dice l’Ismea – che tra i suoi compiti ha anche quello di monitorare l’andamento dei mercati alimentari e agricoli –, che precisa subito: «Il risultato è certamente influenzato dalla forte dinamica inflattiva». Tanto che, a guardare bene i numeri, proprio l’aumento generalizzato dei prezzi ha riportato la bilancia commerciale in deficit per 1,6 miliardi. In ogni caso, gli aspetti positivi della situazione non sono di poco conto (e dei dettaglii si parlerà in un incontro previsto il 27 aprile prossimo). Stando all’Ismea, il principale mercato di destinazione dei prodotti agroalimentari italiani si conferma essere l’Europa che, con 35 miliardi di euro, assorbe nel 2022 circa il 57% delle nostre esportazioni. Germania, Stati Uniti e Francia rimangono i partner di maggior rilievo, con una quota complessiva del 37% e tassi di crescita a doppia cifra sul 2021. Da segnalare anche il forte incremento delle esportazioni verso Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca e – fuori dai confini comunitari – Regno Unito. Male, invece, le spedizioni verso il Giappone, dove pesa la riduzione delle forniture di tabacchi lavorati, e verso la Russia, a causa dell’irrigidimento delle relazioni commerciali. Poi ci sono le categorie di prodotto tutte in crescita eccetto, tra i primi 20 prodotti esportati, mele e uva da tavola. Ma tra gli altri ci sono dei veri campioni di vendite. I vini in bottiglia raggiungono 5,2 miliardi di euro di export (+6,6%), grazie all’aumento dei prezzi che compensa largamente la riduzione dei volumi (-2,3%). Mentre le esportazioni in valore delle paste alimentari crescono del 38,4% rispetto al 2021 e quelle dei vini spumanti del 19,4%. E salgono in misura consistente anche le esportazioni di caffè torrefatto e di prodotti da forno. Grandi risultati, quindi, che, come si è detto, compensano gli effetti negativi dell’inflazione sulle importazioni (che in buona parte, il 69% per 43 miliardi, arrivano comunque dall’Europa). Tutto bene quindi? Non proprio, perché l’aumento dei costi di produzione e dei trasporti in generale, rappresenta comunque una minaccia alla competitività del sistema, così come lo è l’andamento internazionale dell’economia e della politica. Senza dire delle difficoltà segnalate sul mercato interno e che sono il tratto dei problemi economici degli italiani. Attenzione e coesione di sistema, appaiono così essere sempre necessari. © riproduzione riservata
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