giovedì 17 maggio 2018
Esattamente una settimana fa, alla Badia fiesolana, il presidente Mattarella ha, tra l'altro, sollecitato con forza le istituzioni dell'Unione Europea e gli Stati membri a un maggiore impegno per una «capillare e duratura istruzione sulle "ragioni profonde" dell'Europa». Credo che tale invito vada accolto anche e soprattutto dalle università, dai centri di ricerca e, più in generale, dal mondo intellettuale e culturale e che, così facendo, diventi più agevole superare la rappresentazione dell'Europa come un'entità burocratica e scarsamente intelleggibile, «alla quale addossare la responsabilità di misure impopolari e dell'allontanamento delle comunità locali dalle proprie tradizioni e dai propri costumi, in nome dell'integrazione».
Mentre queste importanti parole venivano pronunciate, era in pieno svolgimento ad Alessandria la decima Settimana di studi sulle autonomie locali, quest'anno dedicata al rapporto con l'Unione Europea. Segnalo due tra le indicazioni emerse nel corso degli incontri. La prima concerne la necessità di proseguire lungo la strada del sempre più stretto raccordo tra l'Unione e le autonomie locali e regionali, sino a farle diventare elemento costitutivo dell'identità europea: un'Unione che "veda" le autonomie può essere percepita come meno lontana dai cittadini e dunque questi sono messi nella condizione di coglierne meglio le ragioni profonde. Il principio autonomista non è soltanto una componente importante del principio democratico, ma ha un valore in sé, di riduzione della distanza tra territori e centri decisionali dell'Unione.
La seconda indicazione è venuta dalla presentazione di un recentissimo libro di un giovane studioso, Davide Paris, dedicato al rapporto tra il diritto europeo e il giudizio di legittimità costituzionale in via principale, quello cioè che attiene al controllo sulle sfere di competenza legislativa di Stato e Regioni. La Corte costituzionale, è la tesi di fondo del volume, potrebbe rafforzare il proprio ruolo attraverso una più larga utilizzazione del parametro del diritto dell'Unione Europea tutte le volte in cui viene chiamata in causa per decidere sulla legittimità di una legge statale o regionale, su impugnativa rispettivamente dello Stato o di una Regione. Così facendo, la Corte diventa garante anche del diritto dell'Ue, il quale comunque non potrà mai contrastare i princìpi supremi della Costituzione.
Entrambe le indicazioni si riferiscono a questioni complesse. Ora, la complessità, di per sé, non è né da elogiare, né da esecrare a tutti i costi. È semplicemente da accettare, con umiltà operosa (capace dunque di semplificarla ove possibile) e con senso istituzionale, che in questo caso coincide con il senso della realtà.
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