Essere uomini di parola per cambiare la storia
martedì 9 maggio 2017
La profezia non è mai opera del singolo, non dipende in nessun caso dalle doti personali, ma è sempre un dono comunitario, una responsabilità condivisa di cui il profeta è icona, è rappresentante, è volto e voce. Oggi la liturgia ci richiama a questa dimensione attraverso la memoria della figura di sant'Isaia, uno dei più importanti profeti del Regno di Giuda, vissuto nell'VIII secolo a.C. La sua opera si trova nel libro anticotestamentario che porta il suo nome, ma in realtà in quelle pagine è custodita una vera e propria "scuola" di profezia, poiché raccoglie testi di autori diversi. Isaia è l'iniziatore, il maestro, il testimone, che davanti a un popolo infedele continua a ricordare le promesse fatte da Dio e la necessità di tornare a lui. I suoi richiami, spesso taglienti, ci ricordano che essere "uomini di parola" significa avere la capacità di cambiare la storia.
Altri santi. San Pacomio, abate (287-347); san Geronzio di Cervia, vescovo (V-VI sec.).
Letture. At 11,19-26; Sal 86; Gv 10,22-30.
Ambrosiano. At 11,19-26; Sal 86; Gv 6,60-69.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI