sabato 28 maggio 2011
Esempi: rari in pagina quelli buoni. Ieri per esempio oltre "Avvenire", salvo miei errori, solo "Liberazione" (p. 3) dà la smentita del cardinal Sepe alle accuse rivoltegli giovedì su tutti i giornali. Frequenti invece i cattivi. Sempre ieri ("Saturno", supplemento del "Fatto", p. 1: «Scalfari conosce Eros, ma non Google») Chiaberge si diverte annotando che Scalfari nel suo ultimo libro spiega perché «molte citazioni» sono senza fonte precisa: non ha «potuto recuperarne» i dati esatti. Replica malignetta: anche Montanelli talora faceva così, e una volta attribuì al cancelliere Bismarck «una battuta folgorante», confessando che però l'aveva «inventata» egli stesso. Esemplare? Su cose innocue e leggere passi pure, ma non sempre è così. Leggo uno dei recenti libri di "Chiarelettere" che, oltre a una serie di bislaccherie spacciate per fatti, giunge a sostenere che tra chi pensò, tramò e/o tentò di uccidere Giovanni Paolo II ci fu anche il cardinale Casaroli, e forse persino lo stesso segretario del Papa. Il tutto con rimandi a libri di Casaroli, sempre senza numero di pagina, e ciò per 350 pagine e passa. È un bipolarismo nel peggio: cattivo esempio da ultimo seguito da Giordano Bruno Guerri in "Gli italiani sotto la Chiesa" " citazioni su citazioni senza indicazione precisa della fonte ", ma praticato anche prima in "Wojtyla segreto", edito ancora da "Chiarelettere" ove leggi che monsignor Macchi " segretario di Paolo VI " fu in pratica tra le persone favorevoli all'uccisione di Giovanni Paolo II, e perciò rimase a lungo in Vaticano, potente anche dopo la morte di Paolo VI. No! Macchi si ritirò subito nel suo paese natale, e solo nel 1988 " 10 anni dopo " fu nominato arcivescovo prelato di Loreto. Che brutti esempi!
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