mercoledì 22 ottobre 2014
Equivoci illustri. Leggo ieri su "Vatican Insider" che per Marek Lehnert il «presidente» di un episcopato europeo «rivendica un ruolo chiave» nel Sinodo: «Se non avessi parlato io le cose sarebbero potute andare ancora peggio». Dunque «le cose» sono finite male, ma meno di quanto possibile, e grazie alle parole sue. Sentirsi l'ombelico del mondo è sovradimensione dell'ego? Altro equivoco ieri titolone su "Repubblica" (p. 53): «Se il Papa ama il dialogo vero più della verità». Per l'autore, Zygmunt Bauman, «quella di verità è un'idea gnostica» (già qui molta nebbia, ndr), e poi leggi che «il monoteismo produce solo monologhi, ma il nostro è un mondo polifonico». E allora? Ecco che proprio per questo arriva l'elogio di Francesco, che «non solo predica la necessità del dialogo, ma lo pratica». Ne seguirebbe che Francesco non è «monoteista»? Forse talora "il pensiero liquido" liquefa anche la logica. Come dire - solo per esempio - che la monogamia produce sempre e solo noia e delusione… E poi, proprio quanto al dialogo, ti pare che quello «vero» non può essere tale se non avviene nel contesto della ricerca di una verità, che si può amare anche nel dialogo, purché questo avvenga… veramente.
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