mercoledì 14 marzo 2007
"Fra le varie tesi che il prof. Piergiorgio Odifreddi proclama nei suoi scritti, a riprova della sua fierezza di non credente, difficile trovarne almeno una sola che un laico dichiarato come me" possa prendere sul serio". È, ieri ("La Stampa", p. 1), un epitaffio culturale a firma laica doc autorevole, Arrigo Levi, per il matematico da palcoscenico. Il titolo è "Contro gli anatemi religiosi (e laici)", ma il testo è contro il "fiero fondamentalismo antireligioso, anticristiano e antigiudaico", vero anatema laico del prof. Odifreddi. È la moda: gli anatemi vengono dalla Chiesa e i titoli vanno da sé. In realtà - pura cronaca di questi tempi - dalla Chiesa nessun anatema, solo un giudizio di incompatibilità di una coscienza cristiana "formata ed informata", cioè coerente, con il giudizio sui Dico come bene, o anche solo "male minore". Del resto le leggi le fa il Parlamento e dell'autorevole parere della Chiesa terrà liberamente conto chi vuole. È democrazia. Qui, altri due accenni. Ieri sul "Foglio" (p. 2) anche lo studioso Giorgio Israel, non certo cattolico, sferza acutamente - "Per Odifreddi il compito della scienza è sfottere cristiani ed ebrei" - e liquida metodi e contenuti dei suoi "prodotti" da avanspettacolo. Ultimo sempre ieri sul "Riformista" (p. 3) Mario Ricciardi: "Se a minare il matrimonio è proprio chi crede di difenderlo". Gioca visibilmente fuori casa, nel senso di competenza, e si vede: per disquisire sul senso del matrimonio cristiano lui cita ripetutamente come "Efesi" la "Lettera agli Efesini" di san Paolo. Senza "ni" la citazione, senza senso il pezzo intero. Capita.
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