sabato 4 giugno 2011
Fra pochi giorni verremo richiesti di votare, fra l'altro anche sul nucleare. Nella scheda il titolo del referendum che riguarda questo caso è uno dei meno oscuri, visto che ci siamo abituati a scrivere "sì" quando intendiamo non essere d'accordo sul tema, e a scrivere "no" quando siamo d'accordo. I nostri referendum sono sempre di abrogazione di leggi esistenti, in questo caso di un piano nazionale previsto per i prossimi anni. Naturalmente si voterà sotto l'emozione negativa dei fatti del Giappone oppure, nel fare i conti di quanto spendiamo a comperare l'energia nucleare della Francia, potremmo chiederci perché non produrne una propria. Nessuno ci porta a ragionare che, sperando solo nelle energie di diversa provenienza che per ora sono molto lontane ad essere sufficienti per il bisogno nazionale, l'unico sistema sarebbe quello di spendere meno energia in attesa di nuove scoperte. Ogni famiglia dovrebbe ritornare a grattugiare il parmigiano con la vecchia grattugia, frullare le verdure con l'antico passaverdure della nonna, sopportare un po' di freddo l'inverno e così via, come del resto succede nei Paesi del Sud del mondo. Ma certamente nessuno firmerebbe un simile programma anche perché andrebbero in rovina le aziende produttrici di elettrodomestici. Un problema che pare insolubile. D'altra parte un grande passo si è compiuto il 28 maggio 2010 con l'accordo tra tutte le nazioni che all'Onu hanno firmato il disarmo nucleare. Nel mondo vi sono decine di migliaia di testate nucleari; l'unico modo per eliminarle è dato dai reattori nucleari esistenti, per cui si verrebbe a produrre combustibile per le centrali. Sembra un gioco perverso, ma finora non se ne è trovato un altro. L'eliminazione delle armi nucleari è una priorità nella vita del mondo, visto che ne basterebbero pochissime per distruggere l'umanità. Questo non significa che si debbano costruire nuove centrali per eliminare questo pericolo, ma che è necessario usare quelle già esistenti. I rischi di un'apocalisse nucleare, a causa anche del terrorismo mondiale, spingono gli scienziati a proporre questa formula. Non è facile ragionare su questi problemi che sfuggono dalla nostra quotidianità, già così angosciata dall'impegno di vivere al meglio questo nostro tempo dove la pace sembra non trovi spazio nei Paesi, nei popoli, nelle famiglie. Il comitato di cattolici per una Civiltà dell'amore ha proposto il 28 maggio, a ricordo dell'accordo del 2010, una Carta etica come impegno globale per l'energia e l'ambiente. Nel cammino del mondo non si torna mai indietro, per cui dovremmo abituarci alla realtà dell'energia nucleare. Allora per rispettare e proteggere il nostro pianeta bisogna dare a questa energia una dimensione etica incominciando dalla dismissione delle testate nucleari, alla sicurezza degli impianti, alla destinazione della reddittività delle aziende energetiche per studi di ricerca, alla destinazione di parte dei ricavi a sostegno dei Paesi in via di sviluppo con la realizzazione di microimprese con energie alternative e rinnovabili. Ci auguriamo che questa Carta venga, a suo tempo, accolta e firmata dalle comunità scientifiche e sia base di una nuova pace.
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