sabato 8 gennaio 2022
«Furbetto o martire» (titolo della “Repubblica”, 7/1)? A riprova che il virus può generare nervi tesi e conflitti facili, la vicenda del tennista numero uno al mondo, il serbo Novak Djokovic – ammesso in Australia dagli organizzatori del torneo slam di Melbourne, bloccato alla frontiera e accompagnato in un hotel per profughi – è gravida di insegnamenti. Già il suo nome sembra inventato da uno sceneggiatore burlone: Novak è troppo meravigliosamente simile a Novax. A tracciare la mappa intercontinentale della querelle, tra gli altri, è Daniela Sparisci sul “Corriere” (7/1), titolo: «Stop a Djokovic, la Serbia insorge. Il padre: “Lo hanno crocifisso”». Scrive Sparisci: «Il pasticcio oceanico rischia di trasformare Nole in un martire (...). Il cerchio magico attorno a Nole alza il livello della sfida, il papà Srdjan usa toni mistici, esagerati, grotteschi. Dipinge il figlio come un nuovo “Spartaco che lotta contro l'oppressione e l'ipocrisia”. Lo paragona a “Gesù Cristo che hanno crocifisso”». Toni e argomenti sono questi e raccolgono consenso, non solo nei Balcani. «Ma nel giro dei colleghi del tennis non c'è tutta questa solidarietà, Rafa Nadal, avversario di sempre: “Ha fatto le sue scelte, ognuno è libero, ma poi ci sono le conseguenze. Sapeva le condizioni per giocare da mesi”». Poco tenero è un altro tennista (di ieri), Adriano Panatta, intervistata da Paolo Rossi sulla “Repubblica” (6/7): «Nole avrebbe dovuto rendere note le ragioni della sua esenzione. Sennò è davvero sembrato il Marchese del Grillo, “Io sono io e voi non siete un (omissis)”». E attenzione, la vicenda di Nole-Novak-Novax va ben oltre lo sport. Riguarda il capitolo delle deroghe e anche l'Italia over50 prossima ventura del vaccino obbligatorio sì, ma con le dovute eccezioni. Scrive Pietro Garibaldi sulla “Stampa” (7/1): «Anche regole apparentemente semplici possono generare situazioni paradossali». Speriamo di non perderci in un ginepraio di deroghe, più o meno arbitrarie.
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