venerdì 28 maggio 2021
Si ritorna a parlare, dopo molti anni di disattenzione e di un silenzio quasi totale, di educazione civica, una specie di disciplina trasversale e generale che fu una delle conquiste della scuola del dopoguerra, o meglio degli anni sessanta. Fior di manuali, anche scritti da personaggi esemplari del meglio della nostra storia recente, ricordavano a insegnanti e allievi l'importanza di saper bene in che Paese vivevano, quali erano le sue istituzioni, quali erano i diritti dei cittadini ma anche, finalmente, i loro doveri. Addirittura in anni in cui tutti, i sindacati per primi, parlavano di diritti e accampavano diritti mentre la parola doveri, nei confronti del prossimo e dell'ambiente e della collettività e magari dei propri dipendenti e soggetti, sembrava una specie di bestemmia. Tutti accampavano diritti mentre tanti fingevano di ignorare di avere dei doveri. È da quella disattenzione per i doveri in un'epoca economicamente euforica perché "affluente", che si potrebbe anche datare l'inizio del progressivo disfacimento della nostra storia sociale e culturale, con le sue conseguenze in fatto di morale pubblica e privata. Non è qui il caso di parlare dei disastri del nostro sistema scolastico, a partire da quello universitario («il pesce puzza dalla testa» si diceva una volta) e della necessità di una generale riforma degli studi: ma a chi affidare il compito fondamentale di pensarla e di scriverla? Certamente non ai pacificati e pedanti e superflui pedagogisti delle ultime generazioni. Chi dunque fa davvero "educazione civica" oggi in Italia? Gli opinion makers dei giornali e del digitale, certamente, e malamente. Anche non sapendo di farla. Dei tanti successi della privatizzazione di quasi tutto (imposta dai "padroni" e propagandata dai loro servi e compari, in testa i grandi giornali) uno di quelli che ho potuto seguire anche controvoglia, essendo un accanito viaggiatore di treni, è stato, si dice, Trenitalia, che è peraltro una delle rarissime agenzie che praticano una perversa "educazione civica", se si tiene conto del paradosso di certi ossessivi e reiterati messaggi sonori (su un'alta-velocità ne ho contati uno ogni sette/dieci minuti) auto-pubblicitari o "educativi" che impediscono al viaggiatore ogni concentrazione (lettura, sonno, pensiero), e di cui il più assurdo di tutti è quello che invita sbraitando ad abbassare la suoneria dei cellulari e a parlare a bassa voce per non disturbare gli altri viaggiatori!
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