sabato 19 novembre 2016
Maurizio è un libro umano intitolato «Mine vaganti»; così si legge nella quarta di copertina: «Il direttore di produzione che chiama e un viaggio a Roma con la pellicola del film nel pulmino. Come un supereroe in missione...». Nella «Porta in faccia» Emanuele racconta la fatica di risalire se le porte si chiudono.
Oggi (16-20) l'ex Conservatorio Sant'Anna di Lecce ospita un'esposizione particolare: 16 detenuti del carcere salentino sono diventati libri umani. «La Biblioteca Vivente – spiega Ulderico Maggi della cooperativa ABCittà – è uno strumento che abbiamo mutuato dalla danese Human Library. È un'esperienza nata nel 2000 quando, in seguito a un episodio di razzismo, un gruppo di giovani rispose non con le tradizionali forme di denuncia civile, ma attraverso un processo di coinvolgimento sulle tematiche all'origine dello scontro». ABCittà l'ha sperimentata in contesti diversi, toccando i temi dell'immigrazione, la disabilità e la malattia psichica. A Lecce il percorso ha coinvolto i detenuti.
«Il carcere è un'accademia del crimine, "loro", quelli che stanno dentro, sono violenti di natura, escono sempre troppo presto...». Sono tra i tanti pregiudizi che la Biblioteca Vivente vuole spezzare, pregiudizi che si incontrano e scontrano con scorci di autobiografie, narrate dalla viva voce dei libri umani. Continua Maggi: «È necessario iscriversi (gratuitamente), scegliere nel catalogo dei titoli il libro che si desidera consultare e immergersi nella lettura. È un incontro fatto di domande (nessuna è mai banale) e arricchimento reciproco».
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