martedì 28 luglio 2020
Eccessi: sempre indicativi di malessere. Sul “Giornale” (26/7, p. 38) trova spazio una lettera con titolo drammatico: «Decisioni sconcertanti. Papa Francesco sfascia il cattolicesimo»! Rileggo: “sfascia”? Un Papa che “sfascia la fede” con indicazione formale del reo pare davvero un eccesso, non si capisce se di “zelo” o di assurdità, soprattutto se si ricorda il posto di Pietro, e dei suoi successori – pur con grandi diversità tra loro, e anche con tanti difetti e peccati nella bimillenaria storia della Chiesa... Finora non lo ha fatto nessuno di loro. Di recente “Il Fatto” ricordava con particolari orribili le vicende immorali e anche tragiche di Giovanni XII (X secolo), ma la Chiesa non si è «sfasciata» neppure allora, figuriamoci con un Papa come quello regnante... Altro? Stesso “Giornale” ieri (p. 4): «Al Villaggio Rousseau le strampalate idee Cinque Stelle: far diventare l'Italia una Repubblica laica»! Leggi che sarebbe allo studio «un provvedimento per tutelare chi professa il proprio ateismo». Ma una Repubblica “democratica” non basta? Può esistere una “democrazia” bigotta e non laica? Non sarebbe democrazia! Eccessi... Sempre lì, siamo! Torniamo al primo: che dire quanto al Papa che “sfascia”? Non discuto sullo stato confusionale di chi scrive lettere e fa certe affermazioni, ma sulla professionalità di chi le mette in pagina, vista la incompletezza di informazioni storiche e di cronaca attuale che quel titolo rivela. Un sommario sguardo alla storia, e in particolare a quella del papato, fa tornare alla mente un'affermazione di Pio XII: «All'immutabilità dottrinale, dogmatica e morale della Chiesa provvede il Papato con la sua evidente perennità, alla mobilità di essa e cioè al suo avanzare con i secoli essendo sempre del suo secolo provvede la diversità dei Papi nella storia». La tendenziosità di certi eccessi squalifica innanzitutto chi li mette in pagina...
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