mercoledì 20 maggio 2009
Poeta, romanziere, pittore, Lawrence Ferlinghetti è noto anche come titolare della City Lights Bookshop, la libreria editrice che dal 1953 ha pubblicato i testi della beat generation, compresi quelli di Jack Kerouac e di Allen Ginsberg, il cui Howl nel 1956 fu processato per oscenità, con vigorosa ricaduta pubblicitaria per l'autore e per l'editore.
Newyorchese di origine bresciana, come risulta dal cognome, mentre l'ascendenza materna è portoghese-sefardita, Ferlinghetti novantenne (è nato il 24 marzo 1919) è più che mai sulla breccia, e per l'attenta cura del solito (cioè benemerito) Massimo Bacigalupo (il più militante dei nostri anglisti), il pubblico italiano " che di Ferlinghetti conosce soprattutto l'auto-antologia Questi sono i miei fiumi, Newton Compton 1996 " può ora godere di Americus, il poema in 13 canti di cui i primi quattro, tradotti e annotati appunto da Bacigalupo, sono pubblicati da Interlinea (pp. 104, euro 12).
Singolare predisposizione poematica degli autori americani: innanzitutto e per sempre i Cantos di Ezra Pound, e poi il Paterson di William Carlos Williams, e Maximus di Charles Olson, in esplicita reciprocità di citazione-derivazione, e tutti nipotini (anche degeneri) di Walt Whitman.
Americus è un'ulteriore saga americana, una genealogia culturale come altri scrittori americani hanno elaborato, e di cui The Making of Americans di Gertrude Stein (esplicitamente citata) è una stella fissa: «Allo stesso modo la nostra memoria / saccheggia il passato / per fare il presente», scrive Ferlinghetti.
Buon conoscitore dell'Italia e della letteratura italiana, come denota il titolo ungarettiano della citata auto-antologia, Ferlinghetti rovista anche nella spazzatura, dando credito al Johan Padan di Dario Fo, con il quale, secondo Bacigalupo, «si sente in sintonia sia per la comune molteplice attività artistica, sia per i contenuti libertari e comici». Pertinente, tuttavia, il richiamo montaliano: «Un girasole impazzito di luce sparge semi di poesie. Alcuni germinano».
Quest'ultima è una delle 166 strepitose definizioni di poesia che Ferlinghetti mette in bocca al «gran rapper Omero», anche con cripto-citazioni da altri autori. Ne trascriviamo alcune: «Poesia un grafico della coscienza espansa»; «Poesia un occhio fotografico senza otturatore / fisso sui due sentieri che divergono in un fitto bosco»; «È una madeleine immersa nella tisana di Proust»; «È la luce in fondo al tunnel e il buio dentro il tunnel»; «E ogni poesia è un'esagerazione smorzata»; «È l'orecchio di Van Gogh che rimbomba di tutto il sangue del mondo»; «È un cervo volante che prende fuoco»; «È una visione chiara resa oscura, una visione oscura resa chiara»; «È un albero di foglie vive fatto di tronchi di parole»; «La poesia è il suono silenzioso fra le corde di un liuto»; «È ciò che esiste fra le righe»; «È il suono dell'allegria quando si piange»; «È la voce della Quarta Persona Singolare»; «È la voce dentro la voce della tortora»; «È il gioco ludico dell'homo ludens»; «È il vero soggetto della grande prosa»; «La poesia è camminare sull'acqua, sempre sul punto di affondare»... e si vorrebbe continuare.
Le eruditissime e utili note di Bacigalupo fanno riferimento alla numerazione dei versi, che però non sono numerati e ci si confonde a volerli numerare a matita perché alcuni versi occupano due righe e ci si perde. Non mi permetterei mai di fare osservazioni alla traduzione, comunque clouds of unknowing poteva essere tradotto «nuvole di non conoscenza», come normalmente viene reso il titolo del testo mistico inglese a cui allude, anziché «nuvole di incoscienza». Un gran bel libro, comunque.
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