Ešenvalds, nuovo talento baltico e la sua «Passion and Resurrection»
domenica 18 marzo 2012
A un primo ascolto, l'impatto iniziale è sorprendente e alquanto straniante; di fronte a un'opera di un autore contemporaneo ci si aspetterebbe infatti un groviglio di aspre dissonanze, ritmi incalzanti e complesse armonie, mentre invece qui dal silenzio si materializzano progressivamente (e in "pianissimo") le tenui trame melodiche di un brano polifonico familiare – lo splendido mottetto cinquecentesco Parce mihi, Domine dall'Officium defunctorum del maestro spagnolo Cristóbal de Morales – sopra le quali si innestano i rarefatti interventi strumentali affidati a un gruppo d'archi, riportando inevitabilmente alla memoria i fortunati progetti cross-over realizzati dalla premiata ditta formata dal sassofonista Jan Garbarek e dal quartetto vocale Hilliard Ensemble.Suonano così le battute d'apertura del brano Passion and Resurrection e rappresentano il miglior documento di identità artistica del loro autore, Eriks Ešenvalds, giovane compositore lettone (classe 1977) formatosi presso la grande scuola musicale baltica fiorita dopo la caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell'impero comunista sovietico; l'opera risale al 2005 e si struttura in quattro movimenti legati tra loro senza soluzione di continuità, a raccontare e meditare gli eventi compresi tra la Crocifissione e la Resurrezione di Gesù attraverso alcuni passi tratti dall'Antico Testamento, dai Vangeli e dalla Liturgia bizantina.Il debutto su disco si compie sotto i migliori auspici, attestati dalla presenza di un gruppo corale di grande blasone (Polyphony) e di un'eccellente formazione orchestrale (Britten Sinfonia), con il sigillo vocale di una superstar del belcanto come il soprano Carolyn Sampson e la guida di un direttore di talento ed esperienza come Stephen Layton (cd pubblicato da Hyperion e distribuito da Sound and Music). Ci sono tutte le premesse per una lettura di sicuro riferimento che, paradossalmente, proprio in virtù della sua perfezione quasi assoluta, lascia d'altra parte uscire allo scoperto il lato forse più debole della poetica musicale di Ešenvalds; quello radicato in un rassicurante compiacimento estetico, che a tratti sembra perdere di vista il portato drammatico delle tematiche affrontate e sfociare nella categoria del "già sentito".
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