sabato 5 giugno 2010
Ieri prime pagine: ""Donne al lavoro fino a 65 anni" ("Corsera"), "Subito le donne in pensione a 65 anni" ("Repubblica"), "Pensione a 65 anni. Per le donne un affare" ("Giornale"), "Donne in pensione all'età degli uomini" ("Libero"). Nella società globalizzata la parità fa ancora problema. Non è argomento da "lupus", ma Gesù di Nazaret fu avanti di millenni. E la Chiesa? Ieri a Roma, in una libreria vicina all'Università Gregoriana, si presentavano due volumi che sul tema dicono parecchio, e oggi in positivo: "Volti e storie. Donne e teologia in Italia", di Cettina Militello (Ed. Effatà), e "Teologhe in Italia. Indagine su una tenace minoranza", a cura di Anna Carfora e Piero Tanzarella (Ed. Il Pozzo di Giacobbe). Donne e teologia: medaglia a due facce. La negativa: fino a 50 anni fa era quasi un sogno lontano. Papa Giovanni nella "Pacem in terris" aveva parlato della emancipazione della donna come di un "segno dei tempi", ma ai tempi del Concilio nelle Facoltà teologiche non c'erano docenti donne e nemmeno alunne: forse eccezioni meno delle dita di una mano. I due libri dicono che molto è cambiato e sta cambiando, ma davanti c'è ancora tanto cammino. La faccia positiva? Per chi la cerca, e non si accontenta di fare solo penitenza, grandi nomi di donne che in 2000 anni " pur senza cattedre " hanno insegnato teologia purissima, modernissima e liberatrice. Tre sono ufficializzate come "Dottori della Chiesa": Caterina, Teresa d'Avila e Teresa di Lisieux. Molte altre " per esempio Ildegarda di Bingen, Edith Stein, Adrienne Von Speyr " ci sono state, ci sono e ci saranno. Pur senza titoli di prime pagine.
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