giovedì 28 luglio 2022
Diciassette colpi. Un corpo contundente, l'arma mai ritrovata di un delitto efferato. Hai sentito Sergio di quella madre a Cogne, in Val d'Aosta: ha massacrato il suo bimbo mentre era ancora nel lettone di casa.
«Ti confesso Ale che a volte, malgrado le infinite ore di navigazione nel mare dell'orrore, dei drammi e delle tragedie che la mia professione mi ha costretto a solcare, mi sento smarrito. Quasi paralizzato davanti a una mamma che distrugge con la furia di un demonio, il dono più grande che Dio le abbia concesso. Non mi convincono le analisi ritrite che puntualmente spolverano l'antico e sinistro mito di Medea trasformandolo nel solo movente criminale. Troppo semplice usare come un jolly il teorema del genitore che uccide il proprio figlio per punire il coniuge. O peggio ancora un raptus. O una satanica voce di dentro. Soprattutto quando la perizia psichiatrica rivela secco il suo verdetto: capace di intendere e di volere. Le malattie mentali serie, conclamate, ti assicuro Ale, le ho viste da vicino. Ricordo quando nel 1968 per il mio "I giardini di Abele" incontrai Basaglia nell'ospedale psichiatrico di Gorizia. Mi colpì una sua frase. Mi disse: "Quando una persona disturba, va a finire o in carcere o in manicomio. Ma la sua pericolosità non dipende esclusivamente dalla malattia mentale che, quando è reale, non è solo di natura biologica. Esistono una serie di fattori interiori e intimi che l'hanno spinta verso quel comportamento violento e spesso omicida: è su questi che occorre indagare". Il dato allarmante, Ale, è che esistono donne perfettamente consapevoli che agiscono con lucidità e premeditazione. Fornite persino di una sorta di teatralità mistificatoria tale da non lasciar trasparire alcun segnale di preallerta». Mentre parlavi Sergio, pensavo che in natura le mamme gatte e le leonesse a volte uccidono i propri piccoli. Ma lo fanno solo perché in grado di riconoscere olfattivamente patologie o problematiche latenti che li renderebbero inadeguati al feroce mondo della competizione tra prede e predatori… «È vero. Hai ragione Ale. A volte gli animali sono capaci di stupire. Ma sono sempre più convinto che queste tragedie a volte puramente casuali e orrende nella loro semplicità, altro non sono che strategie inconsce elaborate nei silenzi dell'animo delle madri assassine: quelle negligenti nel ruolo materno; quelle taciturne e convinte che i figli siano i colpevoli di tutte le loro frustrazioni e persino di quelle che si prodigano in cure amorevoli, ma in realtà li stanno subdolamente uccidendo. Ripensandoci, ogni volta che accade un figlicidio si scava ovunque. Ma quasi mai tra le maglie della fede per capire se una mamma che sporca le sue mani e il suo cuore con il sangue del suo sangue, ha mai creduto in Dio. Mi viene in mente anche la poetessa, Alda Merini, bollata per il suo disturbo bipolare e considerata incapace di crescere le sue quattro figlie. Che assurdità tremenda. Bastava una terapia e la giusta assistenza… Ma allora la cultura scientifica era ancora molto indietro. E forse neanche la sua famiglia, aveva gli strumenti per capire: così Alda subì trattamenti disumani. Il più grave di tutti, perdere per sempre le bimbe che amava».
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