sabato 23 settembre 2023
Rosino Gibellini: quasi due diminutivi, ma nel suo genere tutt’altro che minimo. Grande editore. Alla sua morte (24 novembre 2022 a 96 anni) le Agenzie di stampa hanno parlato di «un velo di tristezza» sceso sul mondo editoriale, e non solo religioso. Se don Gino Belleri (di cui abbiamo parlato) i libri li vendeva, don Rosino li cercava e sempre li trovava: e pubblicava. Prete religioso piamartino, laurea in teologia alla Gregoriana di Roma e in filosofia alla Cattolica di Milano. Nei fatti per decenni protagonista nella Chiesa del cammino teologico promosso dal Vaticano II. La sua grande perspicacia ha diretto per circa 40 anni l’editrice Queriniana di Brescia. Sua iniziativa dopo il Concilio le due Collane prestigiose del “Giornale di teologia” e della “Biblioteca di teologia”, con autori come Kueng, Barth, Bonhoeffer, Balthasar, Danielou, Congar e altri, ma soprattutto Ratzinger e Rahner. Punto di riferimento, le sue pubblicazioni, per tutti coloro che hanno voluto prendere sul serio il rinnovamento conciliare. Unico nel suo genere il suo principale scritto, “La teologia del 20º secolo” tradotto in moltissime lingue. Hanno scritto che la sua cifra principale era la ricerca dell’umano nelle tracce del religioso, e in questo ha consentito l’approfondimento nei suoi scritti monografici su Teilhard, Pannenberg e Moltmann. Nelle grandi mostre librarie internazionali sempre presente e attivo in cerca di nuovi autori e libri. Viaggiava molto per nuovi contributi al cammino della Chiesa e della teologia, ma si constatava che spesso erano anche i grandi autori che cercavano lui: una garanzia di serietà editoriale e di cammino teologico in avanti. Lo stand della sua “Queriniana” era il più visitato di tutti, quello che anticipava spesso come punto di partenza ciò che altri presentavano come punto di arrivo. Carattere deciso, don Rosino era capace di rifiutare la pubblicazione anche di testi che avrebbero avuto successo, ma quando sceglieva ricordava ai suoi interlocutori che «anche lo Spirito, che soffia dove vuole, è liberale». Nel panorama editoriale cattolico nessun altro creatore di collane teologiche ha avuto la sua cifra di merito e di competenza. Ne era cosciente, e ci sorrideva sopra ironico anche con sé stesso: intelligente e generoso. Una delle sue ultime opere, “Meditazioni sulle cose ultime” è considerato una specie di suo testamento spirituale, e tra l’altro nelle sue righe di grande competenza si può vedere l’inizio di un superamento della tradizionale teologia dei Novissimi, con l’aggiunta posteriore degli ostacoli di comprensione soprattutto per Purgatorio e Limbo. Sua caratteristica innovatrice anche la rivendicazione di un Dio misericordioso che salva tutti, e questo “tutti”, soprattutto oggi nelle parole di papa Francesco, ha una serie di conseguenze anche dottrinali e teologiche, ma anche pastorali di cui nessuno può non tener conto. Una delle sue frasi preferite, soprattutto negli ultimi tempi, era che il dio biblico, il Dio di Gesù Cristo, il dio che è Gesù Cristo, aperte virgolette, sarà tutto in tutti. La sua eredità culturale e teologica è presente nella serie delle sue collane e dei libri messi a disposizione di tutti, che aprono punti di domanda disponibili sempre a nuovi contributi. È la ragione per cui anche recentemente il professor Giovanni Moretto ricordava che «parlare con Ghibellini era un’esperienza ermeneutica, perché egli sapeva sempre indicare un libro, una pagina, una nota sconosciuti all’interlocutore, e spingeva in avanti». Ora spingere in avanti è il compito di tutti, anche nostro. © riproduzione riservata
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