sabato 1 febbraio 2003
Ieri era la sua festa, e san Giovanni Bosco ha conquistato un nuovo discepolo, laico, laicissimo, ma sincero. Si chiama Antonio Martino, ed è ministro della Difesa. La sua intervista a «Repubblica» comincia così: «Una risposta per il Papa: "Meglio prevenire che reprimere"». Perbacco! È il metodo della prevenzione, proprio la specialità di don Bosco. Ma con qualche postilla. Prima: don Bosco parlava di educazione, non di guerra. Seconda: don Bosco rispondeva ai pedagogisti, lui «risponde» - nientemeno - al Papa. Terza: che faremo d'ora in poi? Lo chiameremo «ministro dell'Offesa»? Nell'intervista c'è anche altro. Lui dice con sicurezza, sempre rivolto alla «Chiesa che insiste per la pace»: «il nostro pensiero è chiaro. Penso che in questo momento ogni prelato dovrebbe benedire i nostri soldati che vanno in Afghanistan». Ma il problema è la guerra in Iraq, non in Afghanistan! Di più: che vuol dire quel passaggio dal «nostro pensiero», plurale, al «penso», singolare? Che forse non è sicuro di non essere solo. A ragione. Ieri infatti, prima pagina di tutti i giornali, p. es. «Il Riformista», ecco le parole di Bush al nostro, e suo - di Martino - presidente del Consiglio, che pare d'accordo: «Guerra ultima scelta»! Può essere preventiva, una cosa che è «ultima»? Chiudiamo con una minuzia. Ancora ieri, sempre «Repubblica», annuncia un volume con la bibliografia del grande poeta Clemente Rebora. 15 righe, più il titolo. Mancava spazio per ricordare che Rebora fu «prete» cattolico? Bastavano due parole, o anche una sola. Peccato. Ultima scelta: il no. Informazione negata.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI