Diventare testimoni del Vangelo e santi è un’opera comunitaria e condivisa
giovedì 7 settembre 2023
La santità è un’opera comunitaria, il frutto di un cammino condiviso, una scuola di vita che ha bisogno di buoni maestri e di discepoli aperti al futuro. Questa fu l’esperienza di san Grato di Aosta, che oggi ci consegna l’invito a vivere l’impegno a diventare santi come un’arte, che si impara grazie a una comunità. Il patrono di Aosta, infatti, è legato al famoso cenobio fondato da sant’Eusebio, a Vercelli, da dove, secondo la testimonianza di sant’Ambrogio provenivano molti dei vescovi dell’Italia settentrionale. Di certo Grato era un sacerdote, collaboratore di sant’Eustasio, primo vescovo di Aosta (precedentemente il territorio era parte della diocesi di Vercelli), per conto del quale Grato partecipò al Concilio provinciale di Milano del 451. Il frutto di quell’evento fu la lettera firmata anche da Grato e inviata a papa Leone I: un documento che condannava l’eresia del monofisismo sostenuta da Eutiche. Per la tradizione sia Eustasio che Grato erano di origine greca, segno ulteriore del profondo legame che unisce Occidente e Oriente nel segno del Vangelo. Alla morte di Eustasio fu chiamato a succedergli come vescovo di Aosta il suo collaboratore Grato. Il culto del patrono di Aosta si radicò nella comunità locale in modo particolare tra il XII e il XIII secolo: in questo periodo, infatti, le sue reliquie vennero traslate dalla chiesa paleocristiana di San Lorenzo, che sorgeva a est della città nella zona dell’attuale collegiata di Sant’Orso, alla Cattedrale, dove sono conservate ancora oggi in un reliquiario in argento e rame dorato del XV secolo. Altri santi. San Giovanni da Lodi, vescovo (XII sec.); beato Giovanni Mazzucconi, sacerdote (1826-1855). Letture. Romano. Col 1,9-14; Sal 97; Lc 5,1-11. Ambrosiano. 1Gv 2,12-17; Sal 35 (36); Lc 16,16-18. Bizantino. Gal 3,23-4,5; Mc 6,30-45. t.me/santoavvenire
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