martedì 15 ottobre 2002
Discariche. Su "Repubblica delle donne" (pp. 93-94) Maria Grazia Meda ricicla un libercolo del 1995. Nessuno, con un'eccezione, se lo filò, ma tentò invano di lanciare su Madre Teresa di Calcutta quella cosa evocata da Cambronne. Ora lo fa proprio la Meda. Due pagine - senz'altra fonte che quel libercolo, senza nomi e circostanze precise - ma "documentate e mai confutate" per la Meda, che si rivela subito incompetente chiedendosi "come si possa adorare" (sic!) una donna sadica e perversa che "non ha mai avuto la più lontana intenzione di curare gli altri, di alleviare fisicamente le loro sofferenze". Di più: accaparrava denaro con intenzioni sporche, e la prova è che "nelle banche di Calcutta non c'è traccia di quello che le sue opere ricevevano". Ancora: "si buttò come un crociato nel referendum contro il divorzio in Irlanda", ma poi "benediceva con giubilo la fine del matrimonio della sua amica Lady Diana"! Con sparata finale: "dogmatica integralista, usò i poveri e i morenti per promuovere una religiosità spietata e intollerante". Sostiene la Meda! Che accanto dà l'elenco: Comitato Nobel per la pace 1979, Balzan, Giovanni XXIII, premio internazionale J. F. Kennedy, J. Nehru per la comprensione internazionale, Medaglia Fao, Bahrat Ratna - la più alta onorificenza indiana - Congresso Usa e Legion d'Onore. Tutti fessi! Solo la Meda in salvo? Con Fracchia, sull'"Unità" di qualche anno orsono. Ma allora risero tutti. Da Fracchia a Meda, da "Unità" a "Repubblica": due salti in basso. Con autocommento. Volti pagina e leggi nel titolo, p. 97: "La banda dei rifiuti allegri". C'è un "allegri" di troppo. Stop!
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