martedì 22 agosto 2023
Che cosa vuol dire tradurre? È un atto che precede, e fonda, la traduzione in senso letterale, quella scritta, in cui si traduce un’opera letteraria da una a un’altra lingua. Tradurre è in primis una dimensione dell’anima, un’apertura all’ignoto e all’altro. In tal senso Erodoto era un traduttore: partì per l’Egitto e, incantato dal suo mito, annotò con stupore come quegli umani civilissimi, e diversissimi dai Greci, convivessero in casa con animali, cani, gatti, uccelli mirabolanti: tabù per l’uomo greco la convivenza entro le mura domestiche con il selvatico. Relegato nella selva, ai margini dell’abitazione, ben custoditi e vigilati da Artemide dea dei confini. Ma comprese quella compresenza, raccontò: tradusse. Traduttore Alessandro Magno, che voleva fondere la polis greca con l’impero persiano, due realtà splendide e, per chiunque, altro, incompatibili. E i Romani, traduttori per Dna: incantati dall’invenzione dei greci, la Filosofia, la assimilano e traducono in una realtà più consona al loro spirito pratico e civico: il Diritto. Idem con l’arte plastica: alla meraviglia metafisica del Partenone, ai templi dei greci rispondono con la loro traduzione concreta, italica: l’ingegneria idraulica. Diritto e ingegneria idraulica e stradaria sono due probanti esempi di traduzione. © riproduzione riservata
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