martedì 21 novembre 2017
Tirar fuori san Gennaro, a Napoli, soprattutto per il pallone, non usa più. De Laurentiis l'innovatore è devoto di san Fatturato. E tuttavia gli azzurri un miracolo lo chiedono, se l'aspettano, se lo meritano: solo loro hanno conteso alla Juve sei scudetti, da Mazzarri, a Benitez, a Sarri, in un crescendo rossiniano che gli ha consentito - ormai magra consolazione - di esser sempre presenti in Europa. È l'Italia che vogliono, i napoletani, ormai decisi anche a sfidare la scaramanzia parlando di scudetto. Nell'ultima partita, avversario il Milan, il sogno ha assunto anche contorni tattici: ridotta tenuta di palla, difesa bassa, verticalizzazioni giocate lungo il dinamico corso fra Koulibaly e Insigne. Un po'di prudenza, nel gioco spettacolare di Sarri, non fa male. Bella e efficace anche la risposta del Napoli al disastro Nazionale: Jorginho è uno dei pochi che si è salvato, Insigne n'è venuto fuori come Rivera nel Settanta a Mexico City, vincitore morale per mancato utilizzo, e non ha rivolto critiche a Ventura. S'è sfogato, ridente, con un gol e un palo che valeva il bis. Giovane com'è chissà quanti commissari tecnici della Nazionale gli toccherà ancora vedere con l'aria che tira. Meglio farsi notare per educazione e buona volontà, virtù rare.
La Juve, al contrario, ha troppo drammatizzato il flop Italia: Buffon - ancora il migliore - ha quasi scelto il prepensionamento si è visto com'è finita, tre schiaffi sampdoriani e un tono generalmente dimesso duramente criticato da Chiellini, l'unico - fra tanti senatori - che trasferirei dal campo alla panchina. Ma mentre il bianconero sbiadisce, altre bandiere garriscono al vento: sono giallorosse e nerazzurre. Di Francesco ha il vantaggio, rispetto all'ex Spalletti, di non dover trattare con Totti - nonostante numerosi orfani del capitano lo rimpiangano - e di poter guidare un commando di uomini coraggiosi guidati dal più fisico e dinamico pedatore d'Italia, Nainggolan. Spalletti - quello nuovo ormai adorato a San Siro - ha il vantaggio di poter contare su Maurito Icardi, il ragazzo che se avesse scelto la maglia azzurra e non l'albiceleste dell'Argentina, ci sarebbe stato molto utile. L'Inter minaccia di essere la vera rivale del Napoli e lo scontro diretto lo ha dimostrato. Piccola appendice azzurra, anzi azzurrissima: mentre Ancelotti si defila e altri nomi non allontanano l'amaro ricordo di Ventura, si potrebbe far ricorso a una soluzione temporanea già sperimentata nel dopo Corea 1966: allora l'Inter prestò all'Italia Helenio Herrera e il “Mago”, affiancato a Ferruccio Valcareggi, sollevò gli spiriti azzurri senza lasciare la Beneamata. Perchè non chiedere un aiuto extra a Maurizio Sarri per la Nazionale, naturalmente lasciandolo a De Laurentiis?
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