sabato 27 ottobre 2018
Sui binari a qualche treno capita di deragliare, in pagina anche a qualche esperto. Così su “Repubblica Robinson” (21/10, p. 32) ampia intervista a Giordano Bruno Guerri, noto per studi storici e legame con l'eredità dannunziana, vivace e aperto, ma spesso fuori strada se tratta di Chiesa e di religione. È libertà! Con il suo libro “Povera Santa, povero assassino” fu al centro di tante polemiche che gli pesano ancora e al semplice ricordo suscitano malumore in abbondanza. Qui la sua vivace autodifesa: «Cercavo di fare luce su una figura che la Chiesa aveva avvolto in una luce di mistificazione. Quando il libro uscì il cardinale Parolin lo condannò dicendo che ero lo strumento del demonio»! Al tempo: la qualifica di “strumento del demonio” per un libro pare ridicola e peggio per una persona, feroce, ma «il libro uscì» nel 1985, e allora Parolin era un prete di 30 anni, da due a Roma, che si preparava studiando al servizio nella diplomazia vaticana. Capita di perdere il senso dei fatti, ed è sempre il caso di riacquistare lucidità: può servire a vivere meglio anche la propria sacrosanta e pur laica libertà di pensiero e di azione. Vale in pagina per altri piccoli deragliamenti. Sempre 21 ottobre “Repubblica” di Milano (p. 4) vivace articolo, ben fatto e positivo, «Il prete di via Verdi “La mia missione è riportare la gente in questa Chiesa di san Giuseppe”». Lo firma Zita Dazzi, e la memoria mi direbbe che forse molti anni orsono la incontrai ancora bambina, figlia di una collega... Ebbene: in redazione a illustrare il suo articolo hanno messo una grande foto che presenta il “monsignore” rettore della Chiesa e leggi che è “davanti all'organo seicentesco”. Ebbene: nella foto evidente non c'è l'organo, ma il “tabernacolo”, ove la fede sente la presenza di Gesù Cristo: musica ben diversa da quella di ogni organo...
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI