De Mayda e il premio Ispa, il vento della sostenibilità
lunedì 14 febbraio 2022

There is no calm after the storm. Non c'è quiete dopo la tempesta. La tempesta è "Vaia", quella che nel 2018 si è abbattuta nel nord-est dell'Italia, stravolgendo in particolare i paesaggi dolomitici con milioni di alberi abbattuti. Una ferita per il territorio e per le comunità che lo abitano. Il fotografo trevigiano (con base a Venezia) Matteo de Mayda non ha resistito al richiamo di raccontare quello che è successo dopo. Dopo la tempesta. Per scoprire che non c'era, non c'è quiete. Anzi. Ci sono danni, anche poco visibili che restano. Che non passano. Una tempesta a lungo termine su cui si è concentrato l'occhio del fotografo, seguendo il lavoro dei ricercatori dell'Università di Padova. Per scoprire aldilà degli alberi schiantati, che in gioco c'è «la fragilità del suolo, l'aumento di frane e valanghe a causa della mancanza di alberi. C'è il corretto rimboschimento da sviluppare, e poi ancora, il tema molto attuale, dei parassiti che possono creare un danno sei volte maggiore della tempesta».

Ed eccolo de Mayda in val di Fiemme (Aldino, Bolzano), tra le zone più colpite anche dalla pandemia, dove il Corpo forestale ha organizzato un rimboschimento di 1000 ettari di piante come larice, abete rosso e bianco, pino cembro e betulle e più di mille giovani volontari si sono rimboccati le maniche per sostenere l'iniziativa; fra gli studiosi che stanno monitorando l'evoluzione biologica degli ecosistemi forestali interessati dall'evento Vaia per capire come e se è cambiatala biodiversità dei boschi; e poi sulla Piattaforma Oceanografica Acqua Alta del Cnr, installata circa 8 miglia al largo del litorale di Venezia, «grazie alla quale si possono misurare e prevedere i venti».

Premio Ispa, uno scatto della serie 'There is no calm after the storm' sulla tempesta Vaia nel Nord-Est

Premio Ispa, uno scatto della serie "There is no calm after the storm" sulla tempesta Vaia nel Nord-Est - Matteo de Mayda

Un lavoro meticoloso che è stato possibile realizzare grazie al finanziamento vinto lo scorso anno con il concorso Ispa (Italian Sustainability Photo Award), il primo premio fotografico italiano dedicato alla sostenibilità che arriva ora alla terza edizione. Ideato da Parallelozero, agenzia fotogiornalistica specializzata nella produzione di contenuti visuali per il mondo dell'editoria e del corporate (in collaborazione con Pimco e Nikon), l'Ispa vuole raccontare storie di un Paese in trasformazione, di un Paese in cammino verso un futuro di crescita sostenibile e consapevole, di innovazione e di scelte coraggiose. Il concorso è gratuito e aperto a tutti i fotografi, italiani e stranieri, senza limiti di età. Nelle prime due edizioni hanno partecipato oltre mille fotografi di 52 nazionalità diverse, con più di 5.500 fotografie arrivate da ogni parte del mondo. Le iscrizioni, che si sono aperte il 25 gennaio (info e regolamento sul portale www.ispaward.com), si chiuderanno il 15 marzo per la partecipazione al Grand di finanziamento di 10mila euro, e il 5 settembre per le categorie per la migliore Foto Singola e per la migliore Storia Fotografica. I progetti verranno selezionati da una giuria internazionale composta da fotografi, photo editor e curatori, e presieduta dalla giornalista Tiziana Ferrario.

There is no calm after the storm di Matteo de Mayda, sarà in mostra a Torino, fino al 28 febbraio, allo spazio Cripta747, organizzazione no profit dedicata alla promozione dell'arte contemporanea. Un'iniziativa sviluppata in collaborazione con Camera - Centro Italiano per la Fotografia - che si inserisce nelle attività ideate dal centro per Futures Photography 2021. Il futuro che de Mayda cerca di costruire con scatti… sostenibili. Come quelli su Venezia, confluiti in Era Mare, un libro dedicato al fenomeno dell'alta marea nella Laguna, il cui ricavato è stato devoluto in beneficenza ai commercianti della città. O le sue immagini sul Covid selezionate per il progetto Refocus del ministero della Cultura per creare un archivio visivo della pandemia. Un'altra tempesta. E la ricerca di quella quiete che purtroppo ancora non c'è.

Una foto e 609 parole.

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