sabato 18 febbraio 2006
Dio è dalla parte del perseguitato. Sempre. Se un giusto perseguita un giusto, Dio è dalla parte del perseguitato. Se un empio perseguita il giusto, Dio è dalla parte del perseguitato. Se un empio perseguita l'empio, Dio è dalla parte del perseguitato. All'antico testo dell'Haggadah pasquale ebraica, ossia al racconto della liberazione esodica, si sono associate nei secoli benedizioni, memorie, riflessioni, inni e commenti. In una di queste aggiunte ci imbattiamo nelle righe che oggi proponiamo e che mettono in luce il vero volto del Dio biblico, un Dio liberatore, che si schiera sempre dalla parte delle vittime, degli ultimi, degli oppressi. Come lo si acclama nel Salmo 68, egli è «il padre degli orfani e il difensore delle vedove». Significativa è l'ultima frase del testo citato: «Se un empio perseguita un empio, Dio è dalla parte del perseguitato». In quel momento il Signore mette da parte la sua giustizia e fa prevalere l'amore per la persona conculcata, prescindendo dalla sua qualità umana e morale. La lezione che Dio ci offre è, dunque, chiara. Schierarsi accanto a chi vince e prevarica è, purtroppo, facile e spontaneo e venire in soccorso al vincitore è un'arte sempre praticata, perché - come diceva un verso dell'Orlando furioso di Ariosto - «fu il vincer sempre laudabil cosa, vincasi per fortuna o per ingegno». Abbastanza facile (almeno per impulso di generosità) è sostenere il giusto perseguitato ed è già un passo avanti rispetto al comportamento precedente. Ma difendere l'antipatico, il perverso, il criminale, quando è a sua volta fatto oggetto di un'ingiustizia e di una violenza, è molto più arduo. Sottile è la tentazione di dirgli: «Ben ti sta!», esaltando una sorta di legge del taglione o di «sana» vendetta.
Il testo giudaico ci conduce, invece, già allo spirito evangelico secondo il quale bisogna essere come Dio che fa piovere o brillare il sole su giusti e ingiusti senza discriminazioni.
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