sabato 14 gennaio 2017
Proprio ieri ho incontrato una persona che è venuta a trovarmi per dirmi: «Sulla mia strada sono arrivato a un bivio. Quando guardo indietro alla mia vita, mi dico che ho sbagliato tutto». Gli ho risposto: «Benvenuto al club, amico. Io mi sento esattamente come te». Che cos'è che dà senso alla vita? Non quello che facciamo. Solo un ingenuo potrebbe trovare la felicità in ciò che ha realizzato, senza capire che avrebbe dovuto fare il triplo, anzi cento volte di più. Cos'è allora che ci redime? Che cosa ci salva? Ogni giorno di più credo che sia il situarci, con umiltà e fiducia, sulla frontiera di un futuro più grande di noi. Intuire che siamo servitori di Colui che verrà, che il momento più importante non sarà stato questo semplice presente, l'istante rinchiuso in sé stesso, ma un presente attraversato dalla tensione di un futuro più grande. Ricordiamoci di quanto Giovanni Battista spiegò: «Io vi battezzo nell'acqua… ma Colui che viene dopo di me è più forte di me… Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco» (Mt 3,11). Noi non valiamo per noi stessi; è l'attesa che ci qualifica; la nostra misura è l'altezza del futuro che ci abita. Siamo solo dei servi: facciamo piccole cose, con i nostri gesti indichiamo Colui che verrà. Quando ci poniamo con questo atteggiamento, la vita diventa un'altra cosa.
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