domenica 3 aprile 2011
Uno dei principi del laicismo è l'esclusione della Chiesa da ogni ambito pubblico e da ogni ingerenza negli affari dello Stato. Meno quando il suo aiuto fa comodo. In tal caso le si insegna anche il mestiere. Ecco, infatti, che su La Repubblica (27 e 31 marzo) la sociologa Chiara Saraceno e l'immancabile Corrado Augias scrivono: «Sarebbe bello che le istituzioni religiose aprissero almeno una parte delle proprie strutture per dare
un'ospitalità decente» agli immigrati, anzi: «Sarebbe un gesto veramente
cristiano se le alte gerarchie vaticane ordinassero di aprire conventi, case, ville e seminari per accogliere i migranti». Lezioni di questo genere fanno pietosamente sorridere, perché mostrano una ignoranza della realtà. È vero che non tutti sanno che ciascun povero ha il volto di Gesù Cristo, ma pensate quanto sarebbe bello se queste cose le scrivessero dopo avere, per primi, aperte le loro case per dare vitto, alloggio, vestiario, cure e magari anche lavoro almeno a due di questi poveretti. Ricordo i dati della sola diocesi di Roma apparsi nel Lupus in pagina di Gianni Gennari del 30 marzo e tratti dalla guida "Luoghi di incontro e di preghiera" edita dalla Caritas romana, che contiene l'elenco dei centri di assistenza e di soccorso delle associazioni religiose per gli immigrati e i poveri. Quelle gestite da cattolici occupano 47 pagine; da ortodossi 9 pagine; protestanti 7, ebrei 3, musulmani 5, buddisti, induisti e varie credenze orientali 4 pagine. Per le statistiche della Chiesa in Italia e nel mondo, non c'è qui spazio sufficiente.

LA TEODIPENDENZA
Nella sua rubrica su (La Repubblica delle donne del 26 marzo, Umberto Galimberti scrive: «Rifiuto l'appellativo di ateo». Lui vuole essere considerato un «seguace dei percorsi dischiusi dalla sola ragione», perché "Ateo" è una «definizione privativa». Tuttavia, non potendosi essere privati di ciò che non esiste, Galimberti conferma che anche chi non crede in Dio si sente, in qualche modo, "teodipendente".

LEGO O L'EGO?
Jacques Attali, economista, banchiere e scrittore, un tempo molto vicino a Mitterrand, prevede (Corriere della sera, lunedì 28) che, «per reazione alla società dei consumi, la domanda di religioso diventerà più forte», ma solo come fuga, e che per «la guerra di influenza» tra loro, si registrerà una «moltiplicazione delle Chiese». L'esito che lui prevede è, all'inizio, «il sorgere di ogni sorta di religioni» che, però, poi non sfocerà in «un mondo religioso o laico», bensì in «un individualismo, che condurrà progressivamente a ciò che chiamerei la "religione Lego" o la "religione dell'ego». Discorso piuttosto confuso e previsioni assai discutibili e in parte tardive. Infatti, con la diffusione dell'ateismo, del radicalismo, dell'individualismo, del relativismo e del faidateismo (l'uomo "autopoietico", ovvero che si vuol fare da sé) questa a-religione dell'ego" (divorzio, aborto, fecondazione artificiale, eutanasia, respingimenti eccetera) è già abbastanza diffusa. Vedi qui sotto.

PULIZIA
Titolo in prima pagina di Il Tempo (giovedì 31): «Silvio pulisce l'isola». Si parla degli immigrati a Lampedusa. Come i rifiuti a Napoli.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: