venerdì 10 gennaio 2020
Come fa il cervello a riconoscere i suoni delle lingue? Quando produciamo parole, i movimenti di lingua e labbra lasciano tracce nel segnale acustico che il cervello segue e interpreta in modo appropriato grazie all'accensione di gruppi specifici di neuroni. Lo hanno mostrato i ricercatori del CRIL - Centro di Ricerca Interdisciplinare sul Linguaggio dell'Università del Salento, diretto da Mirko Grimaldi, in collaborazione con Francesco Di Russo, basandosi su una teoria classica sviluppata al MIT di Boston da Roman Jakobson e Morris Halle, secondo la quale il segnale acustico generato dai suoni linguistici contiene una sorta di "imprinting articolatorio" derivato dal fatto che lingua e labbra assumono posizioni e forme diverse a seconda del tipo di suono prodotto. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista "Cortex". Negli ultimi trent'anni diversi studi si sono interessati a questo tema utilizzando la risonanza magnetica funzionale e la magnetoencefalografia, oppure, più di recente, metodiche più invasive come l'elettrocorticografia. Al Cnr del Salento è stata utilizzata l'elettroencefalografia (EEG), una metodica più "antica", ma che era ritenuta inappropriata. L'essere umano è l'unico ad avere il potere della parola. «Un altro segreto di questo potere – spiega Grimaldi –è stato ora svelato».
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