martedì 1 dicembre 2009
Curiosità: ieri su tutti i giornali cascate di titoli sul «No della Svizzera ai minareti»: così in prima sul "Corsera". E qualche commento " per esempio quello riassunto proprio lì sotto: «Esulta la Lega. Castelli: ora la croce sulla bandiera italiana!» " va oltre. Sarà permesso a Malpelo vergognarsi di queste parole strumentali a nome proprio e di tanti che pure al crocifisso e risorto affidano tutto il senso della loro vita. Ma a parte questa, triste, c'è anche un'altra curiosità, a prima vista sorprendente: i commenti ostili alla scelta dei cittadini svizzeri sono tutti di giornali e colleghi " potrei citare una ventina di titoli " che di recente hanno accolto e rilanciato per giorni con entusiasmo, in polemica contro Cei, Santa Sede e tanti perplessi, cattolici o meno, la recente «sentenza europea» ostile ai crocifissi in luoghi pubblici. Dunque i contrari al crocifisso sono ora favorevoli al minareto svettante su vie e piazze in Svizzera e ovviamente " dandosi l'opportunità " anche da noi, cosa che del resto in alcune città e già realtà. Coerenza? Sì, nel pregiudizio antireligioso e anticattolico che storicamente è spiegabile solo ricorrendo a ideologie sommerse da tragedie storiche gigantesche e a sensi di frustrazione di chi non riesce ad accettare la realtà. È una nevrosi esibita in questi giorni anche in rievocazioni storiche che, magari col pretesto dei venti anni dalla morte di Leonardo Sciascia, rivangavano vicende dolorose e crudeli di uomini di Chiesa del XVII secolo come fossero colpe della Chiesa di oggi, che pure le ha riconosciute e ne ha chiesto perdono. Dissennatezze!
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