sabato 13 febbraio 2021
Ettore Cunial, prete e vescovo, nato a Possagno (Treviso) il 16 novembre 1905 e morto centenario a Castelfranco Veneto il 6 ottobre 2005. Prete dal 7 luglio 1929 fu inviato a fare il parroco tra i contadini veneti immigrati nella campagna romana, anni tra il 1930 e 1938, fatti di fatica e di presenza accanto a quelli che arrivavano e trovavano una terra del tutto nuova, paludi e boschi selvaggi, faticosa e come ostile. Lui sempre in mezzo ai suoi, capace di mettersi, se necessario e per primo ad aprire sentieri, anche materiali, per consentire a tutti di accostarsi alla sua chiesa, e all'annuncio del Vangelo. Poi, inizio anni '40, fu chiamato a Roma e fondò presso piazzale Clodio la parrocchia di Santa Lucia. Straordinario pastore d'anime e animatore, parlava e agiva, trascinava e convertiva. Attorno a lui, soprattutto a Roma, crebbe una comunità viva e attraente, tantissimi giovani e tante vocazioni sacerdotali e religiose: tra i suoi giovani almeno 7 futuri preti e 10 suore. Animatore di famiglie e promotore dell'attività dei laici, uomini e donne, anche quando nella Chiesa pareva che contassero soltanto i preti… Coraggioso come pochi e difensore della libertà di tutti. Durante la guerra, dal '40 al '45, la sua Santa Lucia fu centro di aiuto a tutti e anche di resistenza senza resa. A un certo punto in una canonica con 6 preti quelli veri erano 2: gli altri ebrei o partigiani nascosti, nonostante i pericoli delle continue perquisizioni. Arrivavano, gli squadristi del regime o anche, e successe spesso, i soldati tedeschi che occupavano Roma negli ultimi mesi, alla ricerca di ebrei, disertori e soprattutto partigiani. Riuscì sempre a salvare tutti. Più volte minacciato di arresto e di morte, mai si arrese. Lui sempre in movimento al servizio di tutti, sia che giocasse al calcio con il fazzoletto sulla fronte nel “campetto” dietro la parrocchia con i suoi ragazzi, sia che portasse i sacramenti ai malati o aiuto agli abbandonati. Uomo di profonda preghiera e gran predicatore, con omelie talora forse troppo alte per i presenti. Sentirlo parlare di Gesù, dello Spirito Santo, della Madonna attraeva e incantava, anche quando ricordava la “Circuminsessione”, lo scambio vitale tra le Persone della Trinità… Con i suoi preti era un fratello maggiore, ma quel “maggiore” non pesava a nessuno: capace di dare a ciascuno ciò di cui aveva bisogno, in fiducia, in pazienza, in aiuto, in perdono… Gran prete, e gran parroco. Forse proprio per il grande successo di opinione, constatando la sua statura di prete e di pastore durante gli anni precedenti, Papa Pio XII nel 1953 lo volle vescovo e vicegerente di Roma. E così non ancora cinquantenne “Don Ettore” fu a quel posto di responsabilità con i cardinali vicari Micara, Traglia e Dell'Acqua, vivendo in pieno anche gli eventi del Sinodo Romano del 1960 voluto da Giovanni XXIII, che tuttavia non ebbe grande effetto nella vita della diocesi, e poi del Concilio intero. Vescovo, non si trovò spontaneamente nei panni di un burocrate che amministrava più che annunciare e accompagnare il suo popolo cristiano, e tra tante vicende, già vescovo, come responsabile di una catena di cinema parrocchiali incappò senza sua colpa, e tradito anche da preti a lui vicini e di cui si fidò troppo, in una disavventura economica pesantissima nella gestione dei cinema parrocchiali romani, allora molto presenti e importanti anche per la formazione dei giovani, e nella disgrazia fu salvato personalmente da Paolo VI, ma poi come messo prematuramente da parte a metà anni '70 e sostituito da altri. Continuò a lungo, altri 30 anni, come predicatore di esercizi e confessore di confratelli e laici importanti, capace di raggiungere tutti, ma come ai margini della ufficialità, pur testimone vivo di un intero secolo: da Pio X a Giovanni Paolo II e agli inizi di Benedetto XVI. Faceva ombra a qualche potente di turno. Comunque un grande prete e pastore: ora vive in pieno ciò che ha sempre annunciato, ove Dio è “tutto in tutti”!
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