venerdì 4 febbraio 2011
Ieri "Messaggero" (p. 3): «Messa "bipartisan" per Papa Wojtyla pensando ai temi etici». Cronachetta dalle Grotte Vaticane di una Messa del «cappellano della Camera» che ha anche distribuito un foglio con la "Preghiera per l'Italia" scritta da Giovanni Paolo II nel 1994. I cento e più «parlamentari" salmodiando in latino» " mellifluo e ammiccante, vero? " «si avvicinano" L'atmosfera è raccolta. Per una volta non si parla di elezioni" Si prega e basta». Basta? Non al "Messaggero", che subito aggiunge: «Tutti sanno che il prossimo banco di prova per i cattolici sarà la legge sul fine vita». Immediato il seguito: «Nell'attesa alcuni sfogliano un secondo libricino», di un discorso di Benedetto XVI in Gran Bretagna, ed ecco che «una frase attira l'attenzione: "Se i principi morali che sostengono il processo democratico non si fondano a loro volta su nient'altro di più solido che sul consenso sociale, allora la fragilità della democrazia si mostra in tutta la sua evidenza"». Fine! Già: solo ora basta. Che dire? Tre cose. La prima è che se «si prega e basta», l'«attenzione attirata» è quella della cronista. La seconda è che se «non si parla di elezioni», a parlarne è solo "Il Messaggero". La terza, fondamentale, è che la frase di Benedetto XVI sulla fragilità di una democrazia in cui tutto sia deciso solo dal «consenso sociale» " anche le leggi razziali e lo stesso Hitler lo avevano " è esattamente ciò che pensava e ha scritto tante volte anche Giovanni Paolo II. E allora? Il solito vizio di contrapporre il Successore " comunque «chiuso e rigido» " al sempre «aperto e dialogante» Predecessore. Speculazioncelle!
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